di Massimo Zaurrini
E’ chiamato il conflitto di Cabo Delgado, la crisi che dal 2017 ormai investe il Nord del Mozambico e che interessa la provincia di Cabo Delgado, appunto, ma anche quelle circostanti di Nampula e Niassa. Si tratta proprio della zona in cui operava suor Maria De Coppi, la religiosa 84 enne comboniana di Santa Lucia di Piave (Pordenone) rimasta uccisa ieri sera in un agguato alla parrocchia di Chipene, nella diocesi di Nacala, città costiera della provincia di Nampula.
Il conflitto nella provincia di Cabo Delgado sta entrando ormai nel suo sesto anno. Secondo le ultime statistiche delle Nazioni Unite a partire dal 2017, ha portato all’uccisione di quasi 4000 persone e allo sfollamento di quasi 800.000 persone nel nord del Mozambico. Sfollati a cui la suora italiana, insieme al resto del personale anche italiano presente nella missione, prestava accoglienza e sostegno.
Dal luglio 2021, le forze di sicurezza della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe e del Ruanda sono state dispiegate per sostenere le forze di sicurezza del Mozambico.
La presenza del contingente africano di oltre 3000 soldati ha permesso di contenere l’avanzate delle forze armate irregolari, ma la situazione rimane instabile, poiché gli attacchi di gruppi armati non statali sono proseguiti nei confronti di strutture civili e rurali.
Il conflitto nel nord del Mozambico si è acceso parallelamente alle speranze sollevate dai giganteschi giacimenti di gas che si trovano a largo delle sue coste. Secondo vari analisti, il malcontento iniziale locale era alimentato dal timore che le regioni settentrionali del paese non traessero alcun beneficio economico e sociale delle miracolose promesse che il gas lanciava al Mozambico.
Con l’arrivo dei principali player internazionali del settore Oil & Gas, e con il giro d’affari in crescita ad essi collegato, la crisi è andata crescendo in maniera graduale. Il conflitto però è balzato agli onori delle cronache internazionali solo quando a metà agosto 2020, il movimento estremista islamico Al Sunnah wa Jama’ah (o Ansar al-Sunna) ha conquistato la città portuale di Mocimboa da Praia, nella parte nord-orientale del Paese. Gli insorti hanno concentrato gli attacchi su città e distretti. Gli insorti hanno inoltre preso di mira specificamente le forze militari e di polizia, mentre la popolazione di Cabo Delgado è stata vittima di terribili brutalità sotto forma di uccisioni, tra cui decapitazioni, e altre forme di violenza che hanno portato a sfollamenti interni e a carenze alimentari nelle aree colpite.
L’innesto dell’estremismo islamico nel conflitto del Nord del Mozambico è proseguito poi con la comparsa degli uomini dello Stato Islamico.
Sono seguite dure risposte di sicurezza da parte delle Forças Armadas de Defesa de Moçambique (Forze di Difesa e Sicurezza del Mozambico, Fds), simili a risposte indiscriminate in altre zone di conflitto come la Somalia, il bacino del Lago Ciad, il Sahel. L’escalation di attacchi e le risposte con la mano pesante non hanno fatto altro che aumentare la sfiducia tra i residenti locali e si presume che abbiano favorito il reclutamento da parte degli insorti.
Attualmente, la provincia di Cabo Delgado è coinvolta in una sfida alla sicurezza con implicazioni nazionali, regionali e internazionali. A complicare il quadro anche il ricorso da parte del governo a gruppi mercenari internazionali. La situazione non solo mette a repentaglio la vita di decine di migliaia di mozambicani, ma sta anche destabilizzando la parte superiore del nord-est del Mozambico e certamente rappresenta una minaccia per gli investimenti diretti esteri relativi a infrastrutture su larga scala, attività minerarie, esplorazioni (soprattutto di gas naturale) e altri progetti in Mozambico e nella regione.
E’ ancora presto per capire se l’attacco alla missione di Chipene e la morte di suor Maria De Coppi sono da ricondurre alle dinamiche più ampie del conflitto del nord del Mozambico quanto piuttosto a dinamiche di altro tipo.
Foto di apertura: Afp