Gli utenti di Internet ugandesi sono sul piede di guerra. Il governo, infatti, ha introdotto una nuova tassa sui dati mobili. La denuncia arriva dal leader dell’opposizione Bobi Wine, secondo il quale il provvedimento rappresenta un nuovo attacco del governo alla libertà di espressione. Questa tassa consiste in un’imposta indiretta del 12% sui dati mobili, che fa aumentare i costi già esorbitanti di Internet nel paese.
Secondo il ministro delle Finaze, Amos Lugoloobi, il provvedimento mira ad aumentare le risorse per i servizi pubblici e sostituisce una tassa sui social media del 2018 molto contestata. “Il nuovo meccanismo dovrebbe aiutare il governo a raggiungere il suo obiettivo principale di industrializzazione per la crescita inclusiva, la creazione di posti di lavoro e la creazione di ricchezza”, ha spiegato il ministro. Il leader dell’opposizione Bobi Wine, che ha guidato le proteste del 2018 contro la precedente tassa, ha detto che “la libertà di espressione è di nuovo sotto attacco, in una nuova forma. Non dobbiamo mai smettere di protestare contro questi stratagemmi di un regime paranoico e avido”. La nuova tassa, tuttavia, non dovrebbe applicarsi ai dati mobili acquistati per scopi medici, educativi o di ricerca, ma la sua applicazione non è ancora chiara.
Secondo Moses Serwanga, consulente per le comunicazioni e avvocato per i diritti umani, il provvedimento ostacola il diritto costituzionale di accesso all’informazione. “Con l’attuale confinamento nazionale, molti studenti ricevono materiale didattico, corsi via Internet. Con questa tassa del 12%, tutto diventare molto più costoso”. Un utente di Internet, Mary Ruth Akol, ha detto alla France Press di aver rinunciato alla connessione perché non poteva pagare il costo dei dati con questi nuovi addebiti. “Siamo incoraggiati a rimanere a casa, ma senza internet è una brutta situazione”, ha detto. Ciò accade, infatti, mentre il Paese sta vivendo un nuovo focolaio di coronavirus, tanto che il presidente Yoweri Museveni ha congelato i trasporti e imposto un rigoroso coprifuoco in tutto il paese.
Il provvedimento introdotto nel 2018 prevedeva che gli utenti dei social media pagassero una tassa giornaliera di 200 scellini (0,04 euro) per accedere a social media come WhatsApp, Facebook e Twitter. Questa tassa ha suscitato un putiferio. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza, fronteggiati dalla polizia antisommossa. La maggior parte degli utenti di Internet è stata costretta ad affidarsi alle reti private virtuali (VPN) per nascondere la propria posizione così da eludere la tassa. Ma le VPN non saranno efficaci questa volta poiché le spese saranno integrate nel costo dei dati, ha avvertito Moses Serwanga. L’Uganda ha circa 18,8 milioni di utenti Internet, secondo i dati di dicembre 2020 del regolatore delle comunicazioni.