L’Uganda ha ottenuto l’autorizzazione a intervenire militarmente sul suolo della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) per contrastare le Forze democratiche alleate (Adf), uno dei gruppi armati attivi nel nord-est della Rdc e considerato responsabile di attentati recenti in Uganda. Una prima operazione si è svolta proprio ieri con raid aerei e d’artiglieria. Secondo fonti ufficiali, gli obiettivi sono stati centrati con precisione e le operazioni contro i “terroristi” continuano. Sarebbe stata colpita una base importante delle Adf, il gruppo armato accusato di essere responsabile di vari attentati in Uganda, come quello letale del 16 novembre a Kampala, rivendicato dall’Isis, che avrebbe quindi agito attraverso legami con le Adf.
Ieri, i deputati congolesi riuniti in plenaria a Kinshasa hanno espresso sostegno alle operazioni congiunte Uganda-Rdc e hanno autorizzato il 13° prolungamento dello stato d’assedio nelle province dell’Ituri e del Nord Kivu. Nel suo memorandum esplicativo, la ministra della Giustizia Rose Mutombo ha parlato del desiderio e della volontà del governo di continuare gli sforzi di pacificazione nelle province del Nord Kivu e dell’Ituri, attraverso lo stato d’assedio e una nuova strategia in linea con le raccomandazioni e con il coinvolgimento del parlamento. Il regime speciale dello stato d’assedio è in vigore dal mese di maggio nelle due province nord-orientali.
In origine, le Adf erano una coalizione di gruppi armati ugandesi, il più numeroso dei quali era composto da musulmani, contrari al regime del presidente Yoweri Museveni. Sono insediati dal 1995 sul versante congolese dei monti Rwenzori, dove si sono stabiliti. Dal 2014, e ancor di più dal 2017, le Adf sono accusate di aver ucciso più di 6.000 civili congolesi, nella zona di Beni, nel Nord Kivu, così come nell’Ituri.
La questione dell’appartenenza delle Adf alla nebulosa dello Stato islamico è ancora dibattuta. Come riferisce il sito congolese Actualité con l’Afp, dall’aprile 2019 alcuni attacchi delle Adf sono stati rivendicati dall’organizzazione dello Stato Islamico – attraverso i suoi consueti canali sui social network – che designa il gruppo come sua “Provincia dell’Africa Centrale” (Iscap in inglese). Musa Baluku, capo delle Adf, avrebbe promesso fedeltà all’Isis in un video nel luglio 2019. Secondo alcune fonti, Baluku è andato oltre in un video del settembre 2020, dichiarando che le Adf non esistevano più e che i miliziani erano ora una “provincia dell’Isis nell’Africa centrale. Altri esperti sono meno categorici e non confermano un collegamento di comando o di controllo diretto dell’Isis sulle Adf.
Lo scorso marzo gli Stati Uniti hanno inserito le Adf tra i “gruppi terroristici” affiliati ai jihadisti dell’Isis. In tre video di decapitazioni trasmessi a giugno su gruppi di messaggistica e autenticati da esperti, le Adf hanno giustificato il loro gesto in nome della “guerra contro i crociati”, riprendendo la retorica jihadista.
Dalle testimonianze degli ex ostaggi delle Adf, risulta che le regole applicate tra loro sono rigide: uso obbligatorio del velo per le donne, mano mozzata in caso di furto, percosse pubbliche in caso di rapporti sessuali extraconiugali, preghiere diverse volte al giorno, grida nel nome di Allah prima degli assalti.
Il 22 settembre, un giordano presentato come addestratore delle Adf è stato arrestato dall’esercito congolese su una strada pericolosa nel territorio di Beni.
Da quando il presidente congolese Felix Tshisekedi ha posto sotto assedio il 6 maggio le province del Nord Kivu e dell’Ituri, il bilancio redatto dall’esercito è di 175 combattenti Adf uccisi e 273 collaboratori arrestati nella sola regione di Beni. Le Adf sono tuttavia riuscite ad estendere l’area delle stragi a loro attribuite dal territorio di Beni alla vicina provincia di Ituri: “Siamo stati in grado di identificare la morte di 623 civili a seguito di assalti Adf dall’inizio dello stato d’assedio”, ha detto all’Afp Pierre Boisselet, capo degli esperti del Barometro della sicurezza del Kivu. “Non abbiamo assistito ad alcuna reale intensificazione della pressione militare sulle Adf nella Rdc nel contesto dello stato di assedio. Ci sono state offensive, a volte con il supporto aereo della Missione delle Nazioni Unite (Monusco), senza dubbio arresti, ma non di leader di prim’ordine”, ha detto Boisselet.
In ottobre e novembre sono stati perpetrati cinque attentati in territorio ugandese. Tutti sono stati attribuiti dalle autorità ugandesi alle Adf e quattro sono stati rivendicati dall’Isis. Nello stesso periodo nella Rdc, gli omicidi di 157 persone sono stati attribuiti alle Adf.