Uganda, Kizza Besigye in sciopero della fame

di claudia
Kizza Besigye

 Il leader dell’opposizione ugandese Kizza Besigye, detenuto da novembre, ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la sua prolungata detenzione senza processo. Lo riportano i media locali.

Besigye, con questo sciopero della fame, vuole sollevare il velo sulla sua detenzione: è infatti detenuto in attesa di processo da quasi tre mesi in modalità che sarebbero illegali anche per il diritto ugandese: “Riteniamo che stia protestando perché non dovrebbe essere ancora in prigione, dovrebbe essere a casa”, ha dichiarato alla Bbc un suo collaboratore.

L’ex candidato alla presidenza ugandese Kizza Besigye, 68 anni, è accusato di possesso di pistole e di aver tentato di procurarsi armi in Kenya, accuse che lui nega fermamente. È stato arrestato a Nairobi, in Kenya, ed estradato in Uganda, dove è ricomparso davanti alla Corte marziale: queste modalità di arresto hanno provocato grandi polemiche, sia in Uganda che in Kenya, così come anche la sua detenzione in isolamento e il processo presso una corte militare, dichiarato illegittimo dalla Corte suprema ugandese ma che continua ad andare avanti, nonostante tutto.

Figura di spicco dell’opposizione, Besigye si è candidato quattro volte contro il presidente Yoweri Museveni, in carica dal 1986: un tempo era il medico personale di Museveni, dalla fine degli anni Settanta fino all’inizio degli anni Ottanta, e successivamente la sua carriera politica è stata segnata da numerosi scontri con la giustizia. Nel 2005 fu accusato di tradimento, l’anno successivo fu arrestato per aver organizzato un “raduno illegale” in vista delle elezioni presidenziali del 2006, perse contro Museveni, e pur venendo sempre assolto e liberato è sempre stato ostacolato dal potere ugandese nelle sue aspirazioni politiche. Il suo ultimo confronto con la legge risale al 2022, quando fu accusato di “assemblea illegale”: il processo era previsto cominciasse ieri ma questo non è avvenuto.

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