La storia del ventenne ugandese Julius Ssekitoleko, sollevatore di pesi scomparso dalla sua camera d’albergo a Izumisano, nella prefettura di Osaka, il 16 luglio scorso e ritrovato pochi giorni dopo, il 20, a Yokkaichi, 40km a sud di Nagoya, è solo l’ultima di un atleta che approfitta del viaggio Olimpico per cambiare vita. Ssekitoleko si trovava in Giappone con la squadra olimpica ugandese dal 19 giugno ma il 5 luglio la Federazione internazionale pesistica lo aveva informato che non era riuscito a qualificarsi per le gare olimpiche. Il Comitato olimpico ugandese (Uoc) aveva così disposto che lui e il suo allenatore rientrassero in Uganda il 20 luglio, ma Ssekitoleko si era reso irreperibile, nonostante il suo passaporto fosse, come per tutti gli atleti ugandesi, in mano ai dirigenti federali ugandesi.
Il 16 luglio l’Uoc aveva riscontrato la fuga del pesista, non presentatosi a un controllo anti-covid di routine. Nella sua camera Ssekitoleko aveva lasciato i bagagli e un biglietto manoscritto in cui diceva di volere restare in Giappone per lavorare “perché la vita in Uganda è dura”. Non è chiaro cosa abbia fatto e come si sia spostato in quei 5 giorni: le autorità giapponesi lo hanno riconosciuto mentre cercava di acquistare un biglietto del treno.
Ssekitoleko è stato infine rimpatriato, nonostante si fosse appellato informalmente alle autorità giapponesi, il 23 luglio: un volo Qatar Airways lo ha riportato a casa, dove ad attenderlo c’erano giornalisti, appassionati e la polizia.
Secondo il New York Times è stato trattenuto all’aeroporto di Entebbe per oltre due ore e secondo sua madre Juliet Nalwadda è stato poi trasferito in procura a Kampala, dove è stato interrogato dai magistrati che dovevano “stabilire se sia stato commesso o meno un crimine”. Fred Enanga, il portavoce delle forze di polizia dell’Uganda, ha dichiarato in un messaggio che le autorità volevano “stabilire le circostanze in cui è scomparso dal campo del Villaggio Olimpico mentre rappresentava il Paese” aggiungendo: “Poi decideremo come gestire al meglio la sua questione”.
Secondo la madre, citata da diversi giornali, Ssekitoleko è un atleta che già nel 2018 ha partecipato ai Gold Coast Commonwealth Games in Australia, classificandosi al decimo posto nella categoria 56kg, ma la sua dedizione allo sport (è anche giocatore di rugby, oltre che pesista) non ha migliorato la sua qualità della vita facendolo guadagnare di più. Il sogno olimpico giapponese, per Ssekitoleko, era tutto qui: vincere una medaglia per guadagnare un po’ di soldi. “Penso che dirgli che non si era qualificato e che sarebbe tornato a casa, senza fornirgli sostegno, sia ciò che lo ha spinto a scappare dal campo” ha dichiarato la madre, citata dal Nyt.
Julius Ssekitoleko è sposato e sua moglie, Desire Nampeewo, è in attesa del primo figlio. Dopo la notizia della fuga di Ssekitoleko, che in Uganda ha fatto molto discutere, è stata sfrattata perché erano in ritardo con l’affitto da quattro mesi, un debito di 170 dollari. Il destino di Ssekitoleko è comune ad altri atleti suoi compatrioti e africani: nel 2018 sei atleti ugandesi sono scomparsi durante i Giochi del Commonwealth, insieme ad altri dal Ruanda e dal Kenya. Sette atleti olimpici del Camerun sparirono durante i Giochi Olimpici di Londra 2012. I calciatori eritrei, come in una tradizione, spesso fuggono o si rifiutano di tornare a casa dopo trasferte nazionali all’estero.
È dai giochi di Londra del 1948 che alcuni atleti scelgono di non tornare più nel paese che hanno rappresentato. L’edizione con più fughe fu Monaco 1972, con ben 117 atleti disertori di varie nazioni, sui quali ancora oggi ci sono pochissime informazioni. Molti in Uganda, anche membri del governo, definiscono Julius Ssekitoleko un “traditore” che ha approfittato del privilegio olimpico per tentare la fuga e “tradire la patria”, mentre altri come il noto cantante Maurice Kirya si sono schierati con il pesista: “Non dovremmo trattare Julius Ssekitoleko come un criminale, non lo è”. Tuttavia non è ancora chiaro come le autorità giudiziarie ugandesi intendano trattare il suo caso, come non sono chiari i possibili effetti di questa fuga fallita, e della conseguente notorietà, sulla vita di Ssekitoleko e della sua famiglia. Il governo ugandese sostiene che abbia violato il codice di condotta che gli atleti nazionali si sono impegnati a rispettare ma il ministero dello sport ha fatto sapere di voler ottenere per lui “piena riabilitazione”. Sarà interessante vedere quale delle due linee passerà.