di Annamaria Gallone
Nei giorni scorsi il presidente francese Emmanuel Macron e i capi di stato africani hanno celebrato l’80° anniversario dello sbarco in Provenza. Un riconoscimento simbolico è andato anche ai soldati africani trucidati nel Camp Thiaroye. La partecipazione di questi soldati stranieri rimane poco conosciuta. Per ricordarla è molto utile vedere o rivedere il celebre film del 1988 Camp Thiaroye diretto da Ousmane Sembene e Thierno Fati Sow.
Recentemente il presidente francese Emmanuel Macron e diversi capi di Stato africani si sono riuniti alla necropoli di Boulouris (Var) dove sono sepolti 464 soldati africani, per celebrare l’80° anniversario dello sbarco in Provenza. La cerimonia ha reso omaggio ai soldati africani, per lo più provenienti dalle ex colonie francesi, che presero parte all’operazione Dragoon per liberare le città di Tolone e Marsiglia nell’agosto del 1944. Cinque ex fucilieri senegalesi, con i boubous scintillanti e i petti ornati dalle loro medaglie militari, erano arrivati dal Senegal.
Il Capo di Stato ha ricordato il “significativo contributo dell’Africa nel rompere le catene dell’occupazione tedesca”. Un riconoscimento simbolico è andato anche ai soldati africani trucidati nel Camp Thiaroye.
“Sono molto felici di poter celebrare questa cerimonia con la loro presenza. Era importante, fanno parte di questa storia”, afferma Aïssata Seck, presidente dell’Association pour la mémoire et l’histoire des tirailleurs sénégalais (AMHTS).
Nonostante il loro ruolo essenziale nella liberazione della Francia durante la Seconda guerra mondiale, la partecipazione di questi soldati stranieri rimane poco conosciuta. È una dimenticanza a cui il governo francese sembra voler porre rimedio adottando misure e dichiarazioni forti negli ultimi anni, anche se l’argomento rimane fonte di lamentele e tensioni tra la Francia e i Paesi africani.
A questo proposito è importante rivedere il film del 1988 diretto da Ousmane Sembene e Thierno Fati Sow, intitolato proprio CAMP THIAROYE.
Senegal, 1944. Nel campo di smistamento di Thiaroye, alla periferia di Dakar, è acquartierata una compagnia di soldati francesi di colore agli ordini del Capitano francese Raymond. Tutti loro attendono di tornare alle loro case e di ricevere la paga promessa dal governo francese, dopo aver valorosamente combattuto in Europa contro i nazisti e aver pagato un grande tributo di sangue. Ma gli ufficiali francesi della colonia sono indisponenti e trattano i rimpatriati con arroganza, sottoponendoli a continue discriminazioni e umiliazioni.
Uno dei soldati neri (magnificamente interpretato da Sidiki Bakaba) è stato anche nei campi di concentramento tedeschi ed è completamente impazzito per le atrocità che ha visto. Ai suoi occhi il campo di smistamento dove si trova non è molto dissimile da un lager e i francesi assomigliano ai vecchi aguzzini nazisti. In fin dei conti esiste uno stretto parallelo tra le concezioni razziste che hanno ispirato il nazismo in Europa e il colonialismo europeo in Africa. Esse hanno sempre legittimato le violenze e discriminazioni compiute dai colonizzatori per asservire e sfruttare popoli ritenuti inferiori.
La figura del soldato pazzo vuole anche sottolineare che le guerre tra gli stati europei hanno portato traumi e distruzioni non solo alle popolazioni europee ma anche ai popoli colonizzati, che si sono visti trascinare come carne da macello in conflitti di cui essi non comprendevano spesso neppure il senso.
Tra gli uomini spicca anche il sergente maggiore Diatta, un senegalese intelligente che ha lasciato in Europa moglie e figlio francesi, che ha del tutto assorbito la cultura francese e vorrebbe assimilarsi completamente ai francesi, ma sente il richiamo della sua patria natia quando viene a sapere che, mentre egli combatteva in Europa, i suoi genitori sono stati trucidati dalle truppe coloniali francesi. Egli simboleggia le fratture che provoca la violenza portata dal colonialismo, che impedisce qualsiasi scambio culturale pacifico tra popolazioni e spesso porta all’odio e ad insanabili rotture tra le nazioni e le loro élite.
Davanti all’arroganza delle autorità coloniali comincia a serpeggiare il malcontento tra le truppe di colore di Thiaroye che hanno combattuto contro il totalitarismo nazista come tutti i francesi e hanno acquisito coscienza del loro diritto di essere trattati come i cittadini della potenza per cui hanno lottato. Ora rifiutano di essere trattati come sudditi dai bianchi, che li hanno sempre sfruttati per secoli. La ribellione scoppia quando i soldati senegalesi vengono a sapere che le loro paghe per aver servito in guerra saranno dimezzate. Di fronte alla soperchieria la protesta è generale. Il capitano Raymond difende invano le giuste richieste e aspettative della compagnia…
Tutto è inutile e i senegalesi di Thiaroye, per far valere i loro diritti, non esitano a trattenere come ostaggio il generale comandante la base militare di Dakar. Rilasciato sulla parola dopo la promessa che nessuno sarà defraudato, il generale torna a Dakar. Ma nella notte del 1°dicembre 1944 per suo ordine avviene una agghiacciante rappresaglia: i carri armati circondano il campo e tutti i soldati che si sono giustamente ammutinati vengono massacrati senza pietà.
Importante rivedere questo film, recentemente restaurato, ma censurato dai Francesi, che non riescono a lavarsi la coscienza.