Centossettanta morti in due naufragi. Il più drammatico è quello avvenuto davanti alle coste libiche. E’ il più drammatico perché ci sono tre testimoni, tre superstiti che lo possono raccontare: hanno detto che il gommone si è praticamente sgonfiato sotto di loro fino a che è svanito lasciandoli in mare. Tutti, comprese tre donne incinta (probabilmente violentate nell’inferno libico) e quattro o cinque bambini. Sono restati in acqua, di notte, per tre ore perché nel Mediterraneo ormai non c’è più nessuno. Sono morti esausti, uno dopo l’altro fino a che un elicottero italiano, ha individuato il luogo del naufragio, ha notato persone ancora in vitta, ha gettato loro un verricello con il quale sono stati issati a bordo. Tre su centoventi. Una strage che sarebbe passata sotto silenzio se non ci fosse stato l’elicottero…. Ma quante di queste stragi in mare sono avvenute senza che passasse nessuno? Quante stragi si sono consumate in questi mesi di spietata politica migratoria italiana senza che nessuno sapesse niente?
Ieri sul posto della strage, dopo quasi 48 ore, è stato dirottato anche un cargo liberiano nel caso ci fossero altri superstiti o per recuperare i corpi. Un cargo liberiano! Si, perché non ci sono più le navi delle Ong e la guardia costiera libica non è in grado (o addirittura non vuole) salvare nessuno.
Questa è la situazione che ha voluto creare nel Mediterraneo il governo italiano. E che ieri il ministro dell’interno Salvini ha ribadito con una frase sconcertante e cinica: “sono tornati i trafficanti e le persone tornano a morire in mare”. L’allusione e alle navi Sea Watch e Sea Eye che recentemente hanno salvato 49 migranti e hanno cercato per giorni di collocarli in un porto sicuro.
Qualcuno ieri ha detto che un paese civile salva i naufraghi. Evidentemente l’Italia di Salvini non è un paese civile.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)