Un rapporto accusa l’Egitto di esecuzioni extragiudiziali

di claudia

Human Rights Watch, gruppo che si batte per il rispetto dei diritti umani, ha accusato l’Egitto di giustiziare gli oppositori in “esecuzioni extragiudiziali illegali” fatte sembrare sparatorie e ha sollecitato sanzioni internazionali contro il Cairo. In un rapporto di 101 pagine che cita le cifre del ministero dell’Interno egiziano, l’organizzazione ha scoperto che almeno 755 persone sono state uccise in 143 presunte sparatorie, con un solo sospetto arrestato.

“I presunti militanti armati uccisi nelle cosiddette sparatorie non rappresentavano un pericolo imminente per le forze di sicurezza o altri quando sono stati uccisi e in molti casi erano già in custodia”, ha affermato Hrw nel suo rapporto. L’organizzazione ha affermato che nella maggior parte delle dichiarazioni le autorità hanno dichiarato che i sospetti militanti hanno aperto il fuoco per primi, costringendo le forze di sicurezza a rispondere.

Le autorità hanno affermato che tutte le persone uccise erano ricercate per terrorismo e la maggior parte apparteneva ai Fratelli Musulmani. I Fratelli Musulmani, uno dei più antichi movimenti politici egiziani con spin-off in tutto il mondo musulmano, sono stati dichiarati fuorilegge come organizzazione terroristica nel 2013, in seguito alla cacciata militare del presidente islamista Mohamed Morsi. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha lanciato un’ampia repressione contro i dissidenti, dagli islamisti agli attivisti laici. Hrw ha intervistato parenti, avvocati, attivisti e un giornalista sui casi specifici di 14 uomini che si dice siano stati uccisi in esecuzioni extragiudiziali. “I membri di otto famiglie hanno affermato di aver visto quelli che ritenevano segni di abuso sui corpi dei loro parenti uccisi, tra cui ustioni, tagli, ossa rotte o denti slogati – osserva il rapporto -. Le conclusioni tratte dagli incidenti documentati dimostrano un chiaro schema di uccisioni illegali e gettano seri dubbi su quasi tutte le sparatorie”.
Hrw ha raccomandato ai partner internazionali dell’Egitto di “fermare i trasferimenti di armi e imporre sanzioni contro le agenzie di sicurezza e i funzionari più responsabili degli abusi in corso”. A marzo, 31 Paesi hanno richiamato l’Egitto nel corso del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, esprimendo allarme per il suo uso delle leggi antiterrorismo contro gli oppositori del governo.

Seppur non direttamente richiamato nel rapporto, viene automatico un collegamento tra le esecuzioni extragiudiziali denunciate da Hrw e il caso di Giulio Regeni, lo studente italiano sparito al Cairo il 25 gennaio 2016 il cui corpo venne ritrovato il successivo 3 febbraio lungo il margine di una strada periferica della città. E vale perciò la pena ricordare qui le parole spese, in occasione del quinto anniversario della scomparsa del giovane studente, dal presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, che in una dichiarazione ufficiale aveva riferito di essere in attesa di una “piena e adeguata risposta da parte delle autorità egiziane, sollecitate a questo fine, senza sosta, dalla nostra diplomazia”, ricordando che “l’azione della Procura della Repubblica di Roma, tra molte difficoltà, ha portato a conclusione indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità, che, presto, saranno sottoposte al vaglio di un processo, per le conseguenti sanzioni ai colpevoli”.


(Enrico Casale)

Illustrazione in apertura: John Holmes

Condividi

Altre letture correlate: