Un voto storico per una nuova Libia, la speranza della pace nel governo di Dbeibah

di Valentina Milani

Una giornata di significativa importanza quella di ieri in Libia. Il processo politico avviato dalla comunità internazionale per trovare una soluzione pacifica a un conflitto decennale ha raggiunto una casella fondamentale, quella della fiducia del parlamento al nuovo governo guidato da Abdul Hamid Dbeibah. Riunita per tre giorni a Sirte, la Camera dei rappresentanti ha votato la fiducia con 132 voti a favore sui 178 disponibili e Dbeibah si è spinto a dire che sotto la sua guida “non ci saranno più guerre”. Questa è la speranza del popolo libico e di chi a livello internazionale nei mesi scorsi ha lavorato per un esito di questo tipo. 

“Questo è un momento storico”, ha commentato a sua volta il presidente del parlamento, Aguila Saleh, a sottolineare l’importanza di un voto che ha visto riunita l’assemblea dopo anni di divisioni. Il nuovo esecutivo, chiamato a guidare il Paese alle elezioni fissate per il prossimo 24 dicembre presterà giuramento lunedì prossimo a Bengasi.

Il premier del governo di accordo nazionale di Tripoli, Fayez Al Sarraj, si è subito congratulato per la fiducia, dicendosi pronto a cedere la guida del Paese.

Il governo di Dbeibah è composto da 26 ministri, sei sottosegretari e due vice premier. Nel dibattito tenuto con i parlamentari, Dbeibah ha spiegato di aver composto l’esecutivo con l’intento di dare rappresentanza alle “15 circoscrizioni elettorali che rappresentano tutti i libici”, aspettandosi al contempo che “i ministri lavorino per tutti i libici, non solo per la loro città”.

Il premier non ha ancora indicato i ministri di Esteri e Difesa, spiegando di voler consultare prima il Consiglio presidenziale. Riguardo alla Difesa, Dbeibah ha spiegato di aver ricevuto richieste da più parti per l’incarico, particolarmente delicato, ha aggiunto, perché “non permetteremo che scoppi di nuovo una guerra in Libia”. In merito al ministero degli Esteri, ha dichiarato che sarà guidato da una donna. E sulla presenza delle donne, ha precisato che sarà pari al 30%, una volta approvato l’esecutivo.

Intanto, come riporta il Libya Herald, dopo il voto di fiducia, il Consiglio presidenziale, guidato da Mohamed Al-Menfi, ha annunciato di aver iniziato ufficialmente i lavori.

Dbeibah, ricco imprenditore della città di Misurata, è stato eletto il 5 febbraio scorso dal Forum di dialogo politico libico per guidare il governo, affiancato dal Consiglio presidenziale presieduto da Menfi, diplomatico dell’Est del Paese.

Le Nazioni Unite, che hanno sostenuto il processo politico, hanno parlato di “giornata storica” per il Paese, sottolineando l’opportunità di riconquistare “unità, stabilità e sovranità”. Ma rimane grande il timore di nuovi scontri, anche per la presenza di migliaia di combattenti stranieri ancora in Libia, sebbene l’accordo di cessate il fuoco raggiunto lo scorso ottobre prevedesse il loro ritiro nell’arco di tre mesi.

Proprio ieri l’Osservatorio siriano per i diritti umani ha riferito di poco meno di 9.000 siriani ancora impegnati in Libia con fazioni filo-turche o per conto del gruppo russo Wagner. A dicembre l’Onu stimava in 20.000 uomini i combattenti stranieri nel Paese. E se la scorsa settimana sono arrivati osservatori Onu con l’incarico di verificarne il ritiro, due giorni fa lo stesso Dbeibah si è impegnato davanti ai parlamentari a contattare i Paesi di provenienza per sollecitarne il ritiro. “I mercenari sono una pugnalata alle spalle. Devono andarsene. La nostra sovranità è violata dalla loro presenza”.

(Simona Salvi)

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