Buone e cattive notizie dal cinema del Nord Africa. Se l’Alessandria Short Film Festival ha di recente posto una censura sulla proiezione al pubblico del film “Salwa” della regista tunisina Ines Ben Othman, ci sono orizzonti che lasciano ben sperare: in Marocco è stata da poco lanciata una piattaforma streaming che, entro due anni, dovrebbe riuscire a programmare la totalità del cinema marocchino, ancora oggi di difficile accesso.
di Annamaria Gallone
Bandito dalla proiezione in pubblico, ma visionato in concorso solo per la giuria: questa la sentenza all’ottava edizione dell’Alessandria Short Film Festival. Il film incriminato è Salwa, diretto dalla tunisina Ines Ben Othman. che ripercorre il viaggio di una prostituta trentenne del quartiere tunisino di “Abdallah Guech” incerca di una notte d’amore, per prendersi una pausa e riprendereil contatto con sé stessa. Il cortometraggio è l’adattamento da un racconto di Lassaad Ben Hsin intitolato Wahm Leylet hob (L’illusione di una notte d’amore). Il fim è stato coprodotto dal Centro nazionale per il cinema e l’immagine (CNCI) e Ulysson nell’ambito di un progetto di adattamento di un’opera letteraria tunisina. Salwa è stato presentato anche durante i Carthage Film Days nel 2021.
Ines ha studiato scenografia alla scuola di arti e mestieri e poi cinema, ha diretto un documentario, Attitude (2016) e due fiction, Fantasies (2008) e D’amour et d’eau fraiche (2011). È una combattente che cerca, attraverso i suoi film, di mettere in luce i tabù di una società e le lotte per il cambiamento.
Il direttore del Festival di Alessandria che si è tenuta dal 10 al 16 febbraio 2022, nella sua dichiarazione, ha rassicurato la regista, specificando che il suo film, riconosciuto per “la sua qualità estetica e la forza della sceneggiatura”, avrebbe partecipato comunque al concorso, ma si rammaricava “del ritardo decisionale dell’alto comitato egiziano”. Tra i 16 film selezionati, Salwa è stato l’unico presentato solo davanti alla giuria. L’artista ha espresso la sua delusione: “nessun premio vale il momento privilegiato del regista nel vedere la reazione degli spettatori al termine della proiezione: un film è soprattutto fatto per essere visto”. Nonostante l’amarezza di questo annuncio, la regista si è comunque recata ad Alessandria.
Una grande tristezza per una censura ipocrita che ancora esiste.
Una nuova piattaforma streaming per il Marocco
A crearla, insieme alla società Ali N’ Productions, è uno dei registi più noti e talentuosi del Marocco, Nabil Ayouch, che l’ha battezzata AFLAMIN.
Questa piattaforma si propone di diffondere e promuovere il patrimonio cinematografico marocchino e il cinema contemporaneo. Entro due anni, dovrebbe riuscire a programmare la totalità del cinema marocchino, ancora oggi di difficile accesso.
Secondo Nabil Ayouch, il desiderio di questo progetto nasce dal fatto che i giovani del paese “hanno poche opportunità di vedere o rivedere film recenti o del patrimonio”. E aggiunge: “La nostra ambizione non è solo di riavvicinare il pubblico marocchino al suo cinema, ma anche di valorizzare il lavoro dei cineasti offrendo una nuova finestra di distribuzione per le nostre opere. A differenza delle piattaforme americane che non trasmettono il cinema marocchino, AFLAMIN è quindi una “necessità” per il direttore generale, Kenza Sefouane. Non si vedrà solo cinema marocchino, saranno programmate anche opere internazionali “d’autore”. Film come Les chansons d’amour di Christophe Honoré o L’odeur de la papaye verte di Tran Anh Hung sono in programma.
Una quarantina di produttori ha autorizzato la diffusione dei suoi film, in cambio di una ridistribuzione dei proventi. Attualmente, quasi 200 ore di contenuti sono disponibili. I film sono tutti accompagnati da una sinossi e da aneddoti sulle riprese. Una recensione, scritta al momento della loro uscita, è anche disponibile.
Bravo Nabil!
Foto di apertura: una scena di “Salwa” di Ines Ben Othman