Cinque continenti, trenta Paesi, centotrentasette artisti, trecento illustrazioni. “My Covid in Comics” a cura di Jacopo Granci e Claudio Calia ( Caracò, 2021) è un’opera ricca e davvero interessante promossa dall’Associazione Ya Basta – Caminantes e da Cefa. Un «racconto sociale di una pandemia globale», capace di tener viva la memoria dell’epoca e della condizione che stiamo attraversando, spingendoci ad analizzarla, a vederla anche con altri occhi, a soffermarci sui vari aspetti che la caratterizzano, alle più diverse latitudini.
Come si è arrivati a questa narrazione? A spiegarlo sono gli stessi curatori, il giornalista e appassionato di fumetti Granci e l’autore di graphic novel (uno dei primi in Italia) Claudio Calia: «Tutto ha inizio dal lavoro che Cefa Onlus e Ya Basta – Caminantes portano avanti da anni in Marocco, Iraq e più recentemente Tunisia: laboratori sperimentali in cui il fumetto è un mezzo creativo per promuovere inclusione sociale e scambi culturali tra i ragazzi dei quartieri disagiati e nei territori più emarginati. Un modo divertente per raccontare e raccontarsi, per affrontare problemi o tabù sociali, per far emergere uno spazio di intimità».
Nel febbraio 2020, quando il virus si affaccia alle porte dell’Europa e del Mediterraneo, Granci e Calia si trovano proprio in Tunisia; la pandemia interrompe il lavoro sul campo, ma porta alla creazione di una campagna di informazione illustrata e poi a un capovolgimento di prospettiva: «Perché non chiedere agli altri di esprimere come stanno vivendo questa esperienza, cosa significhi e con che stato d’animo stiano affrontando questa inattesa condizione di isolamento?». E così sono stati coinvolti professionisti dei balloons ma anche artisti alle prime armi; l’idea ha riscosso un enorme successo e i curatori sono stati travolti dall’entusiasmo dei partecipanti, diversi dei quali danno voce al continente africano.
Nel volume sono presenti, per la Tunisia, il giovane grafico e illustratore Achraf Teyeb, il pittore e scenografo Chedly Belkhamsa, e Z, pseudonimo di un artista la cui identità non è mai stata svelata, noto per le sue vignette contro il regime di Ben Ali; in rappresentanza del Maghreb anche Nati Benaji, fumettista marocchino, e Turkia Bensaoud, scrittrice e illustratrice libica che lavora per l’Unicef e ama combinare impegno umanitario e talento artistico; dall’Algeria proviene Samir Toudji, conosciuto nel mondo dei fumetti come Togui; è della Tanzania il disegnatore Christopher Nyiti, mentre sono mozambicani Zadoc, artista e designer, ed Helio Januario Pena aka Link, grafico e illustratore che ha lavorato per Os Informais, il primo fumetto di supereroi del suo Paese. Una bella squadra che, con gli altri colleghi, si è concentrata sulle fasi salienti del 2020, dalla comparsa del virus alle prime chiusure, dalla quarantena allo smart working, dalle riaperture all’attesa del vaccino. Un appassionato lavoro collettivo che ha dato vita a un cocktail di distaccata ironia e profonda empatia, ideale per fermarsi a riflettere sui concetti di sviluppo e benessere e sui veri significati delle parole “realtà” e “solidarietà”.
(Paola Babich)