Una regina guerriera, The Woman King

di claudia

di Annamaria Gallone

Ha debuttato in cima al box office americano, con 19 milioni di dollari, è tra i favoriti nella corsa agli Oscar, uscito in settembre in Francia, ora arriva anche nelle nostre sale The Woman King, l’epopea delle guerriere africane Agojie. Un film d’avventura drammatico, che mescola realtà e fantasia per raccontare l’esercito tutto al femminile che proteggeva il Regno africano di Dahomey, situato nell’attuale Benin, uno degli stati più potenti d’Africa nei secoli 18° e 19°. Straordinarie l’abilità e la ferocia di queste guerriere nella lotta contro la tratta degli schiavi in un regno in cui la parità di genere era all’ordine del giorno. Le Agojie combattevano i francesi e le vicine tribù che avevano violato il loro onore, schiavizzato la loro gente e minacciato di distruggere tutto ciò per cui vivevano.

Numerosi gli interpreti nigeriani, tanzaniani o ghanesi presenti negli album dei più grandi venditori di dischi negli Stati Uniti , in America Latina e in Francia negli ultimi due anni. La storia, quindi, unisce le due sponde dell’Atlantico, e riporta alla ribalta il concetto di “Africa globale”, che ha spinto l’Unione Africana a definire la sua diaspora come la sesta regione dell’Africa .

Scrive il manifesto: “In passato abbiamo visto Zumunda, il sontuoso, regno africano da cui Eddie Murphy parte per cercare moglie nel poco sontuoso quartiere newyorkese di Queens, in Il principe cerca moglie (Coming to America, 1988). Poi Wakanda di Black Panther con il paese immaginario del film di John Landis.  Altrettanto favolose sono le immagini di The Woman King. Ma, diversamente dagli altri regni, il regno di Dahomey è esistito veramente, nell’Africa precoloniale, come le feroci donne guerriere che lo difendono, le Agojie, un corpo militare d’élite, la cui origine – secondo un recente articolo del «National Geographic» – è tracciata nel XVII secolo”.

Scritto da Dana Stevens, diretto dalla regista afro-americana Gina Prince-Bythewood , che racconta una storia straordinaria pochissimo conosciuta, seguendo le battaglie del generale  e leader Nasisca (interpretata dal premio Oscar Viola Davis).

“Lo considero il mio capolavoro – ha confessato l’attrice-. È un racconto per la bambina che ero a sei anni: traumatizzata, chiamata ‘brutta’, non considerata, invisibile” …

È lei ad addestrare la nuova generazione di reclute e a prepararle con rigida disciplina alla battaglia contro un nemico determinato a distruggere il loro stile di vita. Tra loro c’è Nawi (Thuso Mbedu), per cui Nanisca mostra un particolare interesse, considerandola come una figlia. La giovane, orfana dalla nascita, è stata cresciuta da un tutore violento che ora vuole imporle un matrimonio per motivi economici. Nawi dimostra di avere grandi doti da guerriera, sebbene poco incline al rispetto delle regole del reggimento che impongono il divieto di sposarsi e avere figli.  Nel film le Amazzoni del Dahomey solo formalmente sono mogli del re. Di solito non condividono il suo letto né danno alla luce i suoi figli. Verso la fine di The Woman King, Nawi si innamora di un uomo in parte dahomey e in parte brasiliano di nome Malik. La storia d’amore è di breve durata, ma Nanisca rimprovera costantemente Nawi per aver infranto le regole secondo cui le Agojie promettono di mantenere il celibato e di non avere figli, anche se per Nanisca, la regola del celibato riguarda qualcosa di più della tradizione, e in parte è dovuto al suo passato traumatico. Spesso le guerriere hanno invece relazioni amorose tra loro.

Tra gli attori, tutti di fama e rimarcabili, spicca anche  John Boyega, (nei panni del re Ghezo,) noto a livello internazionale per il ruolo di Finn, introdotto in Star Wars: Il risveglio della forza (2015).

La più grande difficoltà incontrata nel ricostruire la figura delle guerriere Agojie è legata al fatto che a parlare storicamente di loro siano stati soprattutto autori europei durante e dopo la colonizzazione dell’Africa. I resoconti sono, dunque, pieni da pregiudizi. “Credo che le guerriere abbiano leggermente disarmato coloro che ne scrissero”, ha sottolineato Viola Davis. “Non tanto perché fossero indomite e spietate ma quanto perché donne, credo che sia stata per loro una grande sorpresa! Le descrissero come “mascoline” o ricorrendo a espressioni del tipo “sembrano bestie”, non riuscendo mai a capire come delle donne facessero parte delle truppe militari africane”.

Il film è stato criticato sui social media per il suo ritratto di alcuni personaggi ed eventi storici, in particolare per il ruolo di Dahomeye nella tratta degli schiavi. Nel film, Nanisca sfida il re Ghezo che è diventato incredibilmente ricco grazie al ruolo che ha svolto nella tratta degli schiavi. The woman King  è stato anche criticato per non avere affrontato il ​​coinvolgimento del regno di Dahomey nella schiavitù e per aver sorvolato sul fatto che il re Ghezo non cessò di trafficare schiavi fino al 1852. Per questo motivo è stato lanciato l’Hashtag BoycottWomanKing. In una recente intervista con Variety, Davis ha difeso la parte romanzata del film:“ Non vincerai una discussione su Twitter. Siamo entrati nella storia in cui il regno era in continuo mutamento, a un bivio. Stavano cercando un modo per mantenere in vita la loro civiltà e il loro regno. Fu solo alla fine del 1800 che furono decimati. La maggior parte della storia è romanzata. Deve esserlo”.

Se volete conoscere qualcosa di più della storia reale, le origini degli Agojie risalgono almeno all’inizio del XVIII secolo, ma molti credono che si siano formati prima. Si pensava che il re Houegbadja, un re del Dahomey del XVII secolo, avesse radunato un gruppo di cacciatrici di elefanti per combattere per il paese. Tuttavia, una regola successiva del Dahomey è accreditata di aver stabilito l’Agojie come guardia reale. Simile alla rappresentazione del film, l’Agojie è diventato famoso sotto l’autorità del re Ghezo, guadagnandosi il soprannome di “Le Amazzoni Dahomey” dagli europei occidentali.

Gli storici teorizzano che l’uso di una grande milizia femminile fosse dovuto alla loro abilità in battaglia e alle pesanti perdite maschili dovute alle guerre in corso. Sotto il re Ghezo il loro numero è cresciuto da centinaia a migliaia. Gli Agojie erano unici tra la maggior parte dei regni dell’Africa occidentale. Si allenavano anche in tempo di pace e indossavano uniformi per distinguersi. Come mostrato in The Woman King, gli Agojie ottennero le loro reclute attraverso volontari, ex schiavi, donne che si rifiutavano di sposarsi e orfani. Le guerriere vivevano uno stile di vita privilegiato, vivendo nei sontuosi terreni del re, avendo accesso al tabacco e all’alcol e persino avendo servitori propri. 

La crescita del Dahomey coincise con la crescita della tratta degli schiavi nell’Atlantico e divenne noto agli europei come un importante fornitore di schiavi. Essendo un regno altamente militarista costantemente organizzato per la guerra, catturò bambini, donne e uomini durante guerre e incursioni contro le società vicine e li vendette alla tratta degli schiavi dell’Atlantico in cambio di beni europei come fucili, polvere da sparo, tessuti, conchiglie di ciprea, tabacco, pipe e alcol. Altri prigionieri rimasti divennero schiavi nel Dahomey, dove lavoravano nelle piantagioni reali e venivano regolarmente giustiziati in massa in sacrifici umani su larga scala durante le celebrazioni del festival conosciute come le usanze annuali del Dahomey. Durante la metà del 1800, gli inglesi inviarono più rappresentanti a Dahomey per convincere il capo di stato dell’epoca – re Ghezo – ad abolire la tratta degli schiavi, ma rifiutò. Gli inglesi imposero un blocco navale ai porti del Dahomey per costringerli a porre fine alla tratta degli schiavi dal 1851 al 1852 e nel gennaio 1852 il re Ghezo alla fine cedette, firmando un trattato con gli inglesi per porre fine all’esportazione di schiavi dal Dahomey.

Io vi suggerisco, senza puntualizzare troppo sui dettagli storici, di godervi questa storia avventurosa che, oltre al merito di non compiacersi del tema di gender così attuale, è visualmente straordinaria con le battaglie, i corpi muscolosi lucenti di sudore e segnati dalle cicatrici di queste fantastiche donne feroci, consce del potere fisico, ma anche umane. 

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