di Stefania Ragusa
«Se volete capire la Gran Bretagna di oggi, è lei la scrittrice da leggere», scrive il New Statesman, storico settimanale inglese di area progressista. Lei è Bernardine Evaristo, fondatrice negli anni Ottanta del londinese Theatre of Black Woman e antesignana di molte riflessioni su cosa voglia dire essere donne nere ed europee. Madre inglese e padre nigeriano, nata e cresciuta a Londra, il suo ultimo libro, premiato con il Man Booker Prize (ex aequo con Margaret Atwood), è stato da poco pubblicato in italiano con il titolo Ragazza, donna, altro (Big Sur, € 20,00, pp. 521).
Si tratta di un romanzo corale che riunisce in un intrecciato affresco narrativo la vita di 12 donne, variamente orientate dal punto di vista sessuale, nere o miste. Quando si è messa a scriverlo, più di cinque anni fa, la sua ambizione era di «popolare la Gran Bretagna con le vicende di donne che non sono mai state raccontate». Donne che si chiamano Amma, Yazz, Dominique, Carole, Bummi, La Tisha, Shirley, Winsome, Penelope, Megan, Hattie, Grace. Dal punto di vista sociale, occupano posizioni molto diverse, dall’alta finanza alle pulizie, e hanno anche età e provenienze differenti (pur essendo in massima parte miste). Condividono però uno sguardo inedito e originale sulla storia inglese e l’urgenza di definire un proprio spazio identitario all’interno della nazione. La scrittrice Igiaba Scego, che ha intervistato Evaristo a BookCity Milano, parla del libro in questi termini: «Si basa molto su donne black british, ma dà forma a un sentimento che abbraccia sorellanza e blackness non solo made in Uk. Un libro imprescindibile se sei nera e donna ma anche se non lo sei».
(foto di apertura: Bernardine Evaristo, rights free. Jennie Scott)