Quella di Luciano Vassallo è una storia tanto esemplare quanto poco conosciuta. Cresciuto nella miseria tra le strade di Asmara, Luciano vive da subito il dramma del doppio razzismo: in quanto meticcio viene discriminato sia dai bianchi che occupano il suo Paese (gli italiani prima e gli inglesi poi), sia dagli autoctoni (etiopi ed eritrei). Per i primi non è abbastanza bianco, per i secondi non è abbastanza nero. Luciano trascorre un’adolescenza inquieta tra lavori precari e qualche giorno in cella finché riesce ad entrare in una squadra di calcio. Il talento gli permette in poco tempo di scalare posizioni nel calcio etiope e di arrivare ad indossare la maglia della Nazionale. Ma nonostante sia ormai una stella del calcio continua ad essere bersaglio e vittima di razzismo, tanto nella vita privata quanto nella vita pubblica. Il suo status di campione del calcio, a differenza di quanto potrebbe accadere oggi, non gli vale alcun riscatto da questo punto di vista.
Da qui l’episodio clou della sua storia: nel 1962 l’Etiopia arriva a disputare e a vincere la finale di quella che ancora oggi è la massima competizione calcistica del continente africano, la Coppa d’Africa. Un traguardo raggiunto grazie ai goal e agli assist di Vassallo che di quella squadra arriva ad essere il capitano.
Vassallo giocherà la finale e l’Etiopia vincerà quella che ad oggi è rimasta la prima e unica Coppa d’Africa della sua storia. In seguito a questo episodio, subirà, per ritorsione, una vera e propria damnatio memoriae e per evitare il peggio deciderà di abbandonare il suo Paese in clandestinità, attraversando il deserto anche a piedi per lunghi tratti. In modo rocambolesco riesce a raggiungere Roma dove si costruirà una seconda vita. Alla fine la sua è la storia di un vincitore. Nel 1992 tornerà finalmente in Eritrea, acclamato come un eroe nazionale. Nel frattempo, nel 1968, una giuria internazionale di giornalisti sportivi lo aveva eletto “Stella d’Africa”, ovvero miglior giocatore africano della storia (fino a quel momento).
Dopo essere stata raccontata in un libro firmato dal giornalista Antonio Felici, (Stella d’Africa – La vita straordinaria di Luciano Vassallo, mito del calcio africano anni ’60, esule in Italia, Roma, Edizioni Coralli, 2014) la sua vicenda è stata portata in questi giorni al Nuovo Teatro Ariberto di Milano. Lo spettacolo, scritto e interpretato da Giambattista Anastasio e diretto da Marco Filatori, si intitola, ancora una volta Stella d’Africa. E sta riscuotendo un grande successo di critica pubblico. Il 22 e il 23 febbraio le ultime repliche. Per info e prenotazioni: http://home.nuovoteatroariberto.it