«Le truppe federali sono intorno a Macallè e stanno combattendo contro le milizie del Tplf. L’aviazione bombarda i quartieri della città, anche zone civili. Al momento però l’esercito etiope non è ancora riuscito a entrare in città». A testimoniarlo è Rosa Anna Mancini, italiana, docente di architettura all’università di Macallè, la capitale del Tigray, fuggita dai combattimenti pochi giorni fa.
A ottobre, Rosa Anna era tornata in Tigray per riprendere i corsi dopo la sospensione a causa della quarantena imposta per la pandemia di coronavirus. «Sono tornata – sottolinea – perché la situazione era, tutto sommato, calma. Dopo le contestate elezioni regionali, lo scontro tra governo federale e regionale si limitava alla polemica politica, con rispettive invettive. Ma tutto si limitava allo scontro verbale e la stessa popolazione locale non credeva sarebbe scoppiato un conflitto».
La situazione, però, è precipitata il 3 novembre. All’aeroporto di Macallè si è verificato uno scontro tra forze fedeli ad Addis Abeba e le milizie del Tplf. «È stata a goccia che ha fatto traboccare il vaso – continua Rosa Anna -. Sono iniziati gli scontri e la vita per la popolazione civile ha iniziato a diventare sempre più difficile».
Fin da subito infatti sono iniziati i bombardamenti dell’aviazione fedele ad Addis Abeba. «Io stessa ho visto i velivoli militari sorvolare la città e sganciare le bombe – osserva -. Una situazione veramente difficile, gli obiettivi non erano solo i campi militari, ma anche i quartieri. Alcuni giorni prima che venissi via, un aereo è stato abbattuto dalla contraerea. Una moto ha portato in giro i resti per fare vedere che le forze etiopi non stavano prevalendo».
Tutte le vie di comunicazione, strade, ponti, ma anche le linee telefoniche, sono state bloccate. Il denaro ha iniziato a scarseggiare così come il carburante. «Cibo ce n’era – spiega -, ma la gente aveva paura di rimanere senza scorte e così accumulava derrate a casa. La corrente elettrica è stata tagliata per un certo periodo, poi è ripresa, ma non veniva fornita tutto il giorno».
Intanto anche sul terreno lo scontro si è fatto più duro. Una battaglia si è accesa a Wukro, una località non lontana da Macallè. I federali non sono riusciti a sfondare perché la resistenza da parte dei miliziani del Tplf è stata molto dura. Il rischio è che l’offensiva riprenda con forza e la resistenza tigrina non riesca a opporsi.
«Io, insieme a circa 200 persone di origine straniera – conclude Rosa Anna – siamo stati evacuati. Il viaggio è stato lunghissimo perché siamo dovuti passare dalla regione Afar e poi scendere ad Addis Abeba. Nel viaggio abbiamo assistito a una scena durissima. I soldati etiopi se la sono presa con alcuni tigrini con passaporto straniero. Se non fosse stato per l’intervento di alcuni mediatori, tra i quali un italiano, probabilmente per loro sarebbe finita male».
(Enrico Casale)