Une saison en France, domani sera l’anteprima italiana

di AFRICA

Il 28° Festival del cinema Africano, d’Asia e America Latina inaugura con l’ anteprima italiana di Une saison en France, l’ultimo film di Mahamat Saleh Haroun interpretato da Eriq Ebouaney, Sandrine Bonnaire e il cantante Bibi Tanga . Nel suo primo film girato in Francia, il regista prende posizione sulla questione dei richiedenti asilo realizzando un dramma intimo e secco.

Abbas, un insegnante di francese, ha lasciato il suo villaggio nell’Africa Centrale per ricostruirsi una vita in Francia. Mentre aspetta di ottenere lo status di rifugiato, organizza la sua vita: manda a scuola i figli e lavora al mercato, dove incontra e si innamora di Carole. E’ una vita di precarietà abitativa ed esistenziale in attesa dell’accettazione della richiesta d’asilo che potrebbe essere respinta. Abbas lotta quotidianamente per dare una vita dignitosa ai propri figli, la sua vita è piena di amore, nostalgia e rabbia.

Parigi è mostrata nei suoi angoli più remoti, è una città rifugio dove i migranti si costruiscono baracche che vengono bruciate e le case vengono controllate dalla polizia in cerca di clandestini. Non a caso le immagini finali mostrano, come grande metafora del fallimento del sistema di accoglienza, quello che resta della giungla Calais : un grande vuoto con esili tracce di una vita effimera, che le telecamere delle tv non sono più interessate a mostrare.

Haroun dopo un ciclo di film sul Chad si interroga sulla memoria dell’esilio per raccontare storie che non si vedono nel cinema mainstream. E’ un film che nasce dalla cronaca e dalla tragica storia di un richiedente asilo originario del Tchad che si è dato fuoco nell’autunno 2014 nella Cour Nazionale du droit d’asile a Montreuil, dopo che la sua richiesta era stata respinta.

Il film svela il retroscena intimo e famigliare di uno dei grandi temi della contemporaneità. Del dramma dei rifugiati si racconta spesso la “spettacolare” del loro viaggio: la traversata del deserto o del mare. Cosa succede però alle persone che fanno richiesta d’asilo politico?

Il tempo amministrativo è lento e tutto si trasforma in una palude. Spesso arriva una risposta negativa proprio quando è iniziato un processo d’integrazione nel nuovo paese. E’ un sistema violento che obbligando le persone a scegliere la clandestinità , diventa una fabbrica di sans-papiers. Une saison en France è un film necessario. Sull’amore, la dignità e la necessità di resistere.

“Il cinema oggi non fa che mostrare l’estraneità dello straniero e ci dice che dobbiamo “tollerarlo” malgrado la sua diversità. Il mio desiderio in questo film era quello di ricondurlo ad una dimensione comune, per mostrare che c’è realmente qualcosa che si può condividere”. (M.S. Haroun)

(Simona Cella)

 

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