di Andrea Spinelli Barrile
Il ministero dell’Agricoltura del Burkina Faso ha presentato nei giorni scorsi il logo per l’etichettatura del pollame prodotto localmente (il cosiddetto “pollo in bicicletta, in francese “poulet bicyclette”), che dovrebbe consentire una migliore tracciabilità dei prodotti aviari e “facilitarne il posizionamento sul mercato internazionale”. Il fabbisogno di pollame per l’intero Burkina Faso è invece stimato in 100 milioni di polli ogni anno.
Il logo, realizzato dal designer burkinabé Abdoul Guebarou Balma, rappresenta un gallo stilizzato che monta su una bicicletta, la cui ruota anteriore rappresenta il Burkina Faso mentre la ruota posteriore è una ruota di bicicletta con 13 raggi, che rappresentano le 13 regioni del Paese in cui si allevano questi polli. Balma ha ricevuto un assegno da 1,2 milioni di franchi Cfa (1.800 euro circa).
Il pollo in bicicletta è il tipico pollame ruspante della regione subsahariana, cresciuto allo stato brado e in maniera naturale, che si nutre di scarti di cucina e sementi. La filiera produttiva non utilizza ormoni, antibiotici, farine animali per alimentare questi animali, che impiegano più tempo per svilupparsi (circa 120 giorni) ma la cui carne è più gustosa. Secondo il ministero dell’Agricoltura burkinabé, nelle sole città di Ouagadougou e Bobo-Dioulasso, le due principali regioni urbane del Paese, si consumano rispettivamente 80.000 e 50.000 polli ogni giorno. Il fabbisogno di pollame per l’intero Burkina Faso è invece stimato in 100 milioni di polli ogni anno.
Gli allevatori locali non riescono a soddisfare il fabbisogno interno di pollame (la produzione interna è di 50 milioni di polli l’anno), tanto che il Paese è costretto a importare polli da carne provenienti da altri paesi. In una conferenza stampa Denis Ouedraogo, ministro dell’Agricoltura, ha spiegato che la qualità dei polli in bicicletta è preferita dagli acquirenti burkinabè e che il processo di etichettatura punta anche ad accrescerne la produzione e il potenziale qualitativo: “Il logo è protetto dall’Organizzazione per la proprietà intellettuale dell’Africa occidentale. Ciò consente di vendere il prodotto sul mercato internazionale ma anche di garantire meglio il consumatore”.