In Uganda orientale, il 25% delle ragazze diventa madre prima dei 18 anni. Con oltre 500 ragazze formate e più di 200 uomini impegnati a promuovere la parità, il cambiamento è già in atto nelle comunità di Namutumba e Bugiri, grazie a un progetto finanziato dall’Unione Europea e gestito da Amref Uganda e UWONET.
“Non è stato facile, ma oggi sono una donna indipendente. Ho imparato a prendere il controllo della mia vita. Adesso posso dare un futuro a mio figlio e offrire speranza a tante altre donne della mia comunità,” afferma Florence, giovane madre di Bugiri, sopravvissuta a violenza di genere e una disabilità causata dalla poliomielite.
In Uganda orientale, una ragazza su quattro diventa madre prima dei 18 anni, un dato che rappresenta una delle sfide sociali più gravi della regione. Le adolescenti che diventano madri precoci spesso abbandonano la scuola e si trovano a dover affrontare enormi difficoltà economiche e sociali. Questo fenomeno perpetua il ciclo della povertà, limita le opportunità future e contribuisce alla disuguaglianza di genere.
In questo contesto, il progetto “Action to Scale Up Reduction of Teenage Pregnancies Among Vulnerable Girls in Eastern Uganda” – finanziato dall’Unione Europea e gestito da Amref Uganda e UWONET, un network di donne ugandesi – sta portando un cambiamento significativo nella vita di molte giovani madri come Florence.
Accanto a Florence c’è Esther, 18 anni, che dopo aver dovuto abbandonare la scuola a causa di una gravidanza precoce, ha trovato nel progetto l’opportunità per rifarsi una vita. Oggi, è diventata una piccola imprenditrice, avviando una sartoria che le permette di mantenere se stessa e suo figlio, ma anche di formare altre ragazze della sua comunità. “Quando ho iniziato questo percorso, non avrei mai immaginato di poter cambiare la vita di mio figlio. Ora, sono un esempio per altre ragazze. Voglio che sappiano che ce la possono fare anche loro,” racconta Esther, che ha contribuito a ridurre del 30% il tasso di gravidanze precoci nel distretto di Namutumba.
Un altro aspetto fondamentale del progetto è il coinvolgimento attivo degli uomini, considerati agenti di cambiamento. Oltre 200 uomini sono stati formati come Model Men, figure che promuovono il rispetto di genere, la parità e la lotta contro la violenza domestica. Michael Bageya, uno dei Model Men, sottolinea l’importanza di questo approccio: “Lavoro con Amref nel progetto Scale Up. Sono il presidente dei Model Men di questa sub-contea e abbiamo insegnato alla comunità l’importanza di prevenire i matrimoni precoci e le gravidanze adolescenti, problemi molto diffusi nel nostro territorio. Abbiamo organizzato incontri nelle chiese, nelle moschee, nelle scuole per sensibilizzare i genitori e la comunità sui benefici di mantenere le ragazze a scuola.”
Un altro esempio di cambiamento arriva da Suleiman Tenywa, un giovane di Namutumba, che racconta la sua esperienza: “Ho perso i miei genitori e questo mi ha fatto abbandonare la scuola. Prima di questo progetto, eravamo un cattivo esempio per la nostra comunità. Sono determinato a non lasciare che la mia sofferenza e la mia fuga dalla scuola determinino il mio futuro. Oggi,” conclude Suleiman “mi impegno a essere un uomo responsabile, a diventare un modello positivo per gli altri.”
I risultati ottenuti dal progetto sono evidenti: oltre 500 ragazze hanno ricevuto formazione professionale e avviato attività imprenditoriali, circa 3.000 giovani hanno avuto accesso a servizi di salute sessuale e riproduttiva, e centinaia di uomini sono diventati modelli positivi per l’uguaglianza di genere e la lotta contro la violenza. Questi successi mostrano che il cambiamento è possibile e che ogni passo avanti contribuisce a costruire un futuro in cui ragazze e ragazzi, donne e uomini, lavorano insieme per un Uganda più giusto e paritario.
“Ogni storia di successo, come quella di Esther e Florence, dimostra che con il giusto supporto possiamo davvero cambiare la vita di tante ragazze. Ma il lavoro non è finito: dobbiamo continuare a crescere, formare più ragazze, coinvolgere più uomini e ispirare più comunità,” conclude Dolly Ajok, Coordinatrice del Progetto “Solo così possiamo garantire un futuro migliore per tutte le giovani donne e uomini dell’Uganda.”