Gli Stati Uniti minacciano di imporre sanzioni o un embargo nel commercio di armi se Salva Kiir e Riek Machar, rispettivamente Presidente e Vicepresidente del Sud Sudan, non collaboreranno per riportare la pace nel Paese. Lo ha dichiarato ieri, 27 aprile, Donald Booth, inviato speciale statunitense in Sudan e Sud Sudan.
Il Sud Sudan, la più giovane nazione al mondo, è nata nel 2011 separandosi dal Sudan. Washington ha sempre sostenuto la causa sudsudanese e ha supportato i leader ribelli. Nel 2013 il Paese è però sprofondato in una guerra civile tra l’etnia maggioritaria dinka e quella nuer. Gli scontri sono iniziati quando il Presidente Salva Kiir (dinka) ha licenziato il suo Vice, Riek Machar (Nuer). Secondo alcune stime il conflitto ha causato almeno 50mila vittime e ha costretto quasi due milioni di persone a lasciare le proprie abitazioni. I due leader, dopo quasi due anni di conflitto hanno siglato un’intesa di pace la scorsa estate. Questo accordo ha permesso a Riek Machar di rientrare in patria (era fuggito all’estero per mettersi in salvo) e riprendere il suo posto alla vicepresidenza. Ora però la pace è tutta da costruire e gli Stati Uniti fanno forti pressioni in questo senso.
Per questo motivo Washington sta pensando di imporre nuove sanzioni e un embargo sul commercio di armi. Un embargo di cui si è discusso anche nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ma che ha visto l’opposizione della Russia.
«Siamo tutti d’accordo: in Sud Sudan ci sono troppe armi e non bisogna farne affluire di nuove – ha detto Booth -. Per evitare l’afflusso di nuovi armamenti possiamo imporre sanzioni e utilizzare la leva finanziaria, imponendo severi controlli sulla spesa in conto capitale e indirizzando questa spesa sui bisogni primari della popolazione. Noi vogliamo davvero fare in modo che le risorse del Paese siano utilizzate per il popolo. Anche per questo motivo stiamo verificando con attenzione i bilanci per capire chi ha sottratto risorse allo Stato e come le ha utilizzate».
Gli Stati Uniti hanno promesso un ulteriore stanziamento di 86 milioni di dollari in aiuti umanitari per aiutare le comunità più colpite dal conflitto. Dal 2013, Washington ha già fornito al Paese aiuti per 1,6 miliardi di dollari.