Olga Raschietti, Lucia Pulici e Bernardetta Boggian furono oggetto di una violenza inaudita (una di loro decapitata), il cui movente rimane ancora inspiegato, oltre a rimanere tuttora ignoto l’autore, o gli autori, del triplice delitto. Le tre anziane missionarie saveriane furono uccise tra il 7 e l’8 settembre 2014 nella loro casa di Kamenge, il quartiere di Bujumbura che ha acquisito una certa notorietà oltrefrontiera grazie al grande centro giovanile avviatovi da padre Claudio Marano.
Questo libro ricostruisce – per mano di una loro consorella che ben conosce il contesto regionale in cui il Burundi è inserito – quel che è possibile dire di certo sulla dinamica di quei tragici eventi. Soprattutto ci fa conoscere la biografia e la personalità di ognuna delle tre vittime, ricorrendo in primo luogo ai loro scritti occasionali e sottraendosi a definirle “martiri”. Ed è questa un po’ la cifra del presente volume di testimonianza, che insiste sulla “normalità” e la “fragilità” di queste donne. Si evita così lo slittamento nell’agiografico o, meglio, ne esce un tipo di agiografia rinnovata, non miracolistica ma della quotidianità, che propone delle cristiane comuni, ancorché missionarie, per tutta la vita, nel cuore dell’Africa.
Incisiva la prefazione dell’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, che del Burundi ha conoscenze di prima mano da quando, semplice prete, con la Comunità di Sant’Egidio seguiva i tentativi di dialogo tra governo e opposizione.
Emi, 2016, pp. 244, € 13,00
(Pier Maria Mazzola)