di Andrea Spinelli Barrile
Per il secondo anno consecutivo il vicepresidente della Guinea Equatoriale Teodoro Nguema Obiang Mangue detto Teodorin è in vacanza in Italia, tra Sardegna e Costiera Amalfitana. Nguema, precedentemente in missione ufficiale in Portogallo dove ha incontrato alcuni imprenditori, nonostante gli impegni istituzionali (è vicepresidente facente funzioni di Presidente, il padre Teodoro Obiang, oltre che ministro della Difesa) non è rientrato subito a Malabo, decidendo di concedersi qualche ora di relax italiana e pubblicando tutto, o quasi, sul suo account Instagram.
Lo scorso 29 agosto un aereo di stato della Guinea Equatoriale, un Boeing 777 matricola P4-SKN, è atterrato all’aeroporto di Olbia alle 22:35, proveniente da Lisbona, e al 7 settembre questo gigante dei cieli si trova ancora parcheggiato nel piccolo scalo sardo, sulla cui pista da decisamente nell’occhio per la sua mole. Quest’anno Nguema ha scelto di non utilizzare il solito jet privato, che è sempre di proprietà di Ceiba, quindi del governo guineano, ma di optare per un grosso aeromobile, utilizzato per i viaggi intercontinentali più importanti ed istituzionali. Nei primi giorni in Sardegna Nguema si è goduto il mare, ha visitato alcune aziende di produzione vinicola dove ha fatto acquisti importanti, ed è poi partito con un elicottero alla volta della Costiera Amalfitana, dove è atterrato direttamente su uno yacht, non è chiaro se il suo o noleggiato per l’occasione.
Su diverse stories il rampollo di casa Obiang, ormai ultracinquantenne, ha condiviso il suo divertimento con i suoi follower, che sono ben 139.000: a bordo dello yacht ormeggiato a largo di Positano c’erano numerose giovani ragazze intente a divertirsi, una band musicale di canzoni tipiche napoletane ingaggiata per l’occasione, amici di Nguema, che si è anche esibito come disc-jockey per i suoi ospiti, oltre agli uomini dei servizi segreti guineani.
Nguema, condannato per appropriazione indebita, corruzione e riciclaggio di denaro negli Stati Uniti e in Francia, e con processi in corso per reati simili in Spagna, Svizzera, Francia, Brasile e chissà dove altro, gode dei benefici del passaporto diplomatico riservato ai capi di Stato e l’anno scorso, durante la sua magica estate italiana, è stato anche ricevuto ufficialmente dal Papa, prima che volasse alla volta dei mari sardi per godersi qualche giorno di relax e divertimento sfrenato. Nel suo Paese invece è temutissimo: prima di partire per Lisbona ha dato il via, con un tweet, all’Operacion Limpieza (operazione pulizia) per frenare il fenomeno delle bande giovanili. Nella prima settimana 400 ragazzi sono stati arrestati, alcuni addirittura sarebbero minorenni secondo fonti di Africa rivista residenti a Malabo e Bata, e gli arresti vanno avanti al ritmo di decine ogni giorno. A inizio agosto invece è stato arrestato a Mongomo, roccaforte della famiglia Obiang (chiama anche “il clan di Mongomo”) l’ex-ministro della giustizia Ruben Maye Nsue Mangue: convocato per un “incontro” con i rappresentanti del partito al potere è stato arrestato e portato in un luogo sconosciuto e, da allora, di lui non si sa più nulla. Avrebbe criticato il presidente Obiang, padre di Nguema: in un audio WhatsApp circolato in Guinea Equatoriale si sentirebbe la sua voce definire Obiang “un demone che sequestra il suo popolo”, parole che da quelle parti possono costare la vita.
La politica anti-oligarchi inaugurata in tutta l’Unione europea, Italia compresa, con lo scoppio della guerra russo-ucraina è oggi una politica fortemente discriminatoria perché riguarda unicamente gli oligarchi con passaporto russo e dimentica, invece, tutti gli altri. Uomini violenti e potenti, ricchissimi grazie al saccheggio delle risorse dei propri paesi, che vengono in Italia a godersi clima, relax e bellezze. Esattamente come Teodoro Nguema Obiang Mangue, sul cui capo pende un mandato di cattura dell’Interpol reso inefficace dall’immunità diplomatica.