Primo storico vertice delle giunte golpiste di Mali, Burkina Faso e Niger a Niamey

di claudia

I capi di Stato di Mali, Burkina Faso e Niger – tre giunte golpiste – si incontreranno a Niamey, in Niger, domani, sabato 6 luglio, per il primo vertice ordinario dei capi di Stato e di governo dell’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes, Alliance des Etats du Sahel).

Questo storico vertice segnerà l’attivazione ufficiale dell’Aes, un’organizzazione regionale creata dai tre Paesi per unire i loro sforzi per combattere l’insicurezza e promuovere lo sviluppo socio-economico nella regione del Sahel.

Il colonnello Assimi Goita del Mali, il capitano Ibrahim Traoré del Burkina Faso e il generale Abdrahamane Tiani del Niger, si incontreranno per discutere le sfide comuni che i loro Paesi devono affrontare e per identificare soluzioni regionali concertate.

Fonti che danno la notizia sostengono che popolazioni dei tre Paesi attendono con impazienza questo vertice che segnerà una svolta decisiva nella lotta al terrorismo e alla povertà.

I leader dei tre Paesi del Sahel sostengono di voler perseguire solo i propri interessi, creando strategie comuni su sicurezza ed economia, coordinamento dell’azione politica e diplomatica. Hanno abbandonato la Comunità dei Paesi dell’Africa occidentale (Ecowas), che imponeva pressioni e sanzioni a seguito dei colpi di Stato. I tre regimi hanno anche in comune la rottura con la Francia, ex potenza coloniale, il cui dispositivo militare è stato mandato via.

A maggio, Burkina Faso, Mali e Niger avevano finalizzato a Niamey un progetto di testo istitutivo della Confederazione dell’Alleanza degli Stati del Sahel. L’Aes copre l’area geografica del Liptako-Gourma, storica regione transfrontaliera dell’Africa occidentale e del Sahel, condivisa tra i tre Stati.

Sebbene una parte dell’opinione sostenga, e abbia sostenuto, i colpi di Stato in uno slancio di riconquista delle sovranità nazionali, in particolare dopo l’evidente fallimento delle strategie militari attuate da Parigi, si moltiplicano le voci per denunciare una deriva dei tre regimi verso l’autoritarismo, la repressione delle voci contrarie e l’assenza di dibattito democratico.

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