E’ stato un intervento non morbido quello che Moussa Faki, presidente della Commissione dell’Unione Africana, ha offerto al Senato italiano in apertura del vertice Italia-Africa. Anzi, Faki è andato diretto su una serie di punti, “scontati” per una platea africana, meno per una platea europea.
Dopo aver espresso soddisfazione per la presenza a Roma delle più alte istituzioni europee, e aver sottolineato la ricchezza del continente in termini di risorse, Faki ha sottolineato che un principio cardine per il continente è la libertà: “libertà di scelta dei suoi partner, libertà non allineata a un blocco unico, reciproco rispetto. Come noi non imponiamo, così non vogliamo che ci si impongano delle scelte”.
Le priorità dell’Africa, ha proseguito Faki, derivano da una serie di sfide e di vantaggi: estensione geografica, risorse naturali e umane, mobilità, sfide di finanziamento, sfide di integrazione.
“Le nostre priorità derivano da queste sfide – ha sottolineato il diplomatico – ma se la problematica dello sviluppo del continente dipende dalla volontà dell’Africa stessa, dipende anche dalla strutturazione della governance mondiale. la formulazione delle nostre priorità è basata sull’agenda 2063 e gli ostacoli non sono pochi: il pesante fardello del debito, i cambiamenti climatici, gli estremismi violenti e il terrorismo, l’instabilità politica, il deficit di finanziamenti adeguati, problemi a livello di governance”.
Quindi il passaggio sull’iniziativa italiana. “Il Piano Mattei, sul quale avremmo auspicato di essere stati consultati, è una iniziativa su cui l’Africa è pronta a discutere… ma vorrei che si passasse ora dalle parole ai fatti. Capirete bene che non possiamo accontentarci di semplici promesse che poi non vengono mantenute. Sappiamo che l’Italia è il principale hub di arrivo dei migranti, e questa è una questione su cui dobbiamo trovare soluzioni in comune. L’emigrazione di giovani è un dramma per l’Africa stessa, la partnership tra di noi sarà sempre limitata finché non sia modificherà in maniera strutturale il modello di sviluppo dell’Africa”.
Secondo Faki servono dunque modifiche strutturali che vadano anche oltre l’Africa: “Per essere più chiaro devo sottolineare con forza che l’Africa non vuole tendere la mano, non siamo mendicanti. Peroriamo un nuovo paradigma di un nuovo modello di sviluppo. No a barriere securitarie che sono barriere di ostilità. La soluzione deve essere collettiva. Il nostro auspicio è che l’Italia sia sempre più coinvolta in questa ottica”. Faki ha chiuso con una nota rivolta a Tajani e all’Europa: “Ministro Tajani, sette anni fa mi sono presentato al parlamento europeo e oggi sto trasmettendo lo stesso concetto”.