di Céline Camoin
Non si è tenuta, sabato sera a Malabo, l’annunciata cerimonia di chiusura del vertice straordinario dell’Unione africana dedicato in particolare al dilagare del terrorismo e ai cambi di regime incostituzionali. Impossibile reperire, sul sito dell’Ua, i contenuti delle dichiarazioni finali annunciate dalla capitale della Guinea Equatoriale dove si sono tenute le riunioni. Secondo alcuni osservatori, queste conclusioni non pervenute sono indicative di una mancanza di consenso attorno al temi scottanti di attualità.
I capi di Stato riuniti a Malabo hanno indicato che terrorismo, malgoverno e colpi di stato possono essere interconnessi e aggravare le crisi umanitarie che affliggono il continente ma non hanno comunicato in via solenne provvedimenti concreti per contrastare le sfide più importanti del continente in questo momento: il terrorismo, i cambiamenti di governo incostituzionali, l’emergenza climatica e i bisogni umanitari in aumento.
L’ambasciatore equato-guineano presso l’Ua, Crisantos Obama Ondo, ha però assicurato all’Agenzia France Presse che è stata adottata una “dichiarazione” contenente “una decisione importante” sul terrorismo e sulle modifiche incostituzionali. Si tuttavia rifiutato di comunicarne il contenuto.
Il media online ciadiano Infos235, fornisce stamani alcuni stralci di una dichiarazione finale relativa all’incontro di venerdì sulle questioni umanitarie. Il testo sottolinea la responsabilità giuridica dei Paesi ospitanti nel processo di registrazione dei rifugiati e degli sfollati, al fine di evitare qualsiasi sfruttamento dei profughi. Si chiede inoltre sostegno alle iniziative per l’adattamento dell’Africa ai cambiamenti climatici, in particolare sul fronte dell’agricoltura. I leader hanno anche chiesto un forte impegno e l’istituzione di sistemi di governance a livello nazionale, regionale e continentale, anche attraverso l’istituzione di quadri, politiche, linee guida e strumenti pertinenti per lo sviluppo delle capacità di gestione delle catastrofi e lo sfollamento delle persone colpite dai cambiamenti climatici.
Per quanto riguarda la ricostruzione postbellica e lo sviluppo per i rifugiati e gli sfollati in Africa, i partecipanti hanno chiesto di garantire che i sistemi sanitari siano più “a misura di migranti”. Per quanto riguarda il vertice di sabato su terrorismo e colpi di Stato, se non esiste ancora un testo consensuale, possiamo riportare passaggi dei discorso di alcuni leader africani.
Mahamat Idriss deby Itno, capo del consiglio militare di transizione giunto al potere dopo l’uccisione del padre a fine aprile 2021, ha chiesto una risposta urgente non solo continentale, ma anche globale. “La gravità della situazione di sicurezza che prevale oggi nel Sahel e intorno al mio Paese, il Ciad, è dovuta principalmente all’espansione del terrorismo e dei traffici illeciti di ogni genere ad esso collegati, in particolare la circolazione di armi di ogni calibro munizioni e droga”, ha indicato il responsabile della transizione ciadiana. Ha affermato che la destabilizzazione generalizzata del Sahel è una diretta conseguenza della crisi libica. “Il sud della Libia, divenuto zona di illegalità, è ancora e sempre utilizzato come covo di jihadisti e bande criminali”.
Il presidente del vicino Niger, Mohamed Bazoum, ha deplorato il deterioramento della situazione della sicurezza in Burkina Faso e in Mali a seguito dei colpi di Stato avvenuti in entrambi i Paesi. “Gli eserciti di questi due Paesi si sono indeboliti e c’è il rischio che gli autori dei colpi di stato rimangano al potere per sempre”, ha detto. Secondo Bazoum, “gli effetti del terrorismo hanno un potenziale di impatto ancora più forte nella destabilizzazione delle istituzioni statali. Le modifiche incostituzionali avvenute in Mali nell’agosto 2020 e in Burkina Faso nel gennaio 2022 sono una conseguenza delle vittorie ottenute dai terroristi sugli eserciti di questi due Paesi. Per legittimare la loro azione, gli autori dei colpi di stato hanno invocato il disordine (…) e la desolazione che ha causato. Nella loro narrativa che giustificava il loro intervento, i militari hanno promesso una rapida vittoria sul terrorismo da un lato e la promozione del governo ha colpito l’angolo della virtù dall’altro”.
Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione africana, ha constatato che nonostante le numerose iniziative militari e legali, “il terrorismo ha continuato a prosperare” in Africa, “soprattutto perché non rispettiamo i nostri stessi impegni”. Ha citato il caso dell’African Standby Force, che ancora non è operativa anche se doveva essere costituita 20 anni fa. Faki Mahamat ha fustigato i colpi di Stato rampanti che consistono nel “modificare le costituzioni con l’obiettivo di mantenere il potere”, e che possono portare a “colpi di Stato o rivolte popolari”.