Via il velo sui tunisini morti nelle carceri italiane

di claudia

Mai si è superato, come nel 2024, un numero così alto di suicidi tra persone detenute in Italia: su 244 morti in totale, 89 persone si sono tolte la vita e 10 di loro erano tunisini.

Lo ha quantificato l’ex-parlamentare e attivista tunisino Majidi Karbai, che in un post sulla sua pagina Facebook il 30 dicembre informa sulla morte dell’ennesimo cittadino tunisino rifugiato in Italia e qui incarcerato, avvenuto il 27 dicembre nel carcere di Piacenza. Nel suo post Karbai parla di “silenzio e omertà” da parte della Tunisia, accusandone la diplomazia e il governo di “negligenza e silenzio sulle trasgressioni” a danno dei detenuti tunisini in Italia. A giugno Mustapha Laouini, un funzionario tunisino presso l’Istituto nazionale confederale di assistenza in Italia, ha detto che 3.000 migranti tunisini sono detenuti nelle carceri italiane.

Il nome del cittadino tunisino suicidatosi il 27 dicembre non è stato reso noto e l’ex deputato insiste affinché le autorità tunisine e italiane chiedano chiarezza e rompessero il silenzio su queste morti: a novembre, una famiglia tunisina ha seppellito il corpo di Fadi Ben Sassi, 20 anni, morto anche lui in un carcere italiano per un “apparente suicidio”, sul quale i dubbi tuttavia sono molti. A marzo, anche altro cittadino tunisino di 29 anni è morto in circostanze sospette in detenzione, morti che cominciano sempre più a fare notizia anche in Tunisia, dopo che da anni molte associazioni tunisine e italiane denunciano i maltrattamenti che subiscono i migranti tunisini nei centri di detenzione amministrativa e nelle carceri italiane.

Un’indagine condotta da Avvocati senza frontiere nel 2022 in seguito alla morte di due migranti tunisini ha rivelato che l’88% dei migranti tunisini di ritorno dall’Italia aveva subito abusi fisici e psicologici.

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