Le campagne di vaccinazione contro il covid proseguono a ritmi lenti in Africa e, malgrado la voglia (e la necessità) di riaprire le porte ai turisti, la diffusione dei contagi obbliga le autorità a mantenere forti restrizioni ai viaggiatori. C’è chi impone il periodo di quarantena, chi richiede l’esito negativo a un test effettuato non oltre le 48 ore prima della partenza.
Il green pass al momento è valido solo per viaggi nella Ue, ma la situazione è fluida, in continua evoluzione giorno per giorno: conviene tenere monitorato il sito viaggiaresicuri.it curato del ministero degli Affari Esteri, che aggiorna quotidianamente le disposizioni in entrata e in uscita per ciascuna nazione. E conviene tutelarsi. La maggior parte dei tour operator specializzati in Africa offre ai propri clienti un’assicurazione che garantisce il 100% del rimborso in caso di annullamento del viaggio, anche all’ultimo istante. Non solo. Chi organizza il viaggio autonomamente può contare sulle garanzie offerte dalle principali compagnie aeree che prevedono prenotazioni protette: voucher o rimborsi senza penali qualora si sia costretti a rinunciare alla partenza per una positività al tampone. Il consiglio per i viaggiatori fai-da-te è di attivare, in ogni caso, una polizza assicurativa personale (in questi mesi ne sono fiorite a decine) che non solo contempli il rimborso completo delle spese eventualmente sostenute, in caso di annullamento del viaggio per covid-19, ma anche sconti e facilitazioni per effettuare il tampone pre-partenza a tariffe agevolate con rilascio di certificazione in lingua inglese. E, soprattutto, assistenza totale in caso di contagio nei Paesi di destinazione, con anticipo delle spese mediche ed eventuale rientro sanitario nei casi di emergenza.
Attualmente i Paesi africani più colpiti dalla pandemia sono: Sudafrica (più di un terzo dei casi registrati in tutto il continente), Marocco, Tunisia, Etiopia, Egitto,Libia, Kenya. Le destinazioni turistiche che vantano meno casi sono: Mauritius, São Tomé e Comore (ci sarebbe anche la Tanzania, ma non c’è da fidarsi: il governo ha smesso da tempo di monitorare l’andamento dei contagi).
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