Le lunghe e ordinate file davanti ai seggi elettorali che hanno caratterizzato tutta la giornata del voto giovedì scorso, 12 agosto, erano – per gli osservatori più attenti – il segnale principale della volontà dei cittadini dello Zambia di un cambio ai vertici dello Stato: la proclamazione, ieri mattina, dell’elezione di Hakainde Hichilema a nuovo presidente della Repubblica ne è stata la conferma ufficiale.
A poco è valso il tentativo del presidente in carica Edgar Lungu di dichiarare l’invalidità delle elezioni, sostenendo che le operazioni di voto si siano svolte in un modo “non libero né equo”, né la denuncia di violenze ai danni di rappresentanti del suo partito, il Fronte Patriottico (Pf) nelle province meridionali, nord-occidentali e occidentali.
Nonostante tali affermazioni, la Commissione elettorale nazionale ha proseguito regolarmente il conteggio dei voti e ufficializzato ieri mattina i risultati definitivi. A fronte di un’affluenza alle urne che ha superato il 70% degli aventi diritto (un dato in forte aumento se confrontato con il 56% registrato in occasione delle precedenti elezioni generali svoltesi nel 2016), Hichilema ha ottenuto una percentuale pari al 57,8% dei voti validi espressi, mentre il presidente uscente Lungu ha raccolto il 37,3% delle preferenze.
I risultati, che portano all’elezione di Hichilema al primo turno avendo superato la soglia del 50% più un voto per conquistare la massima carica dello Stato, sono stati riconosciuti da tutti gli altri 15 candidati alle presidenziali incluso lo stesso presidente uscente Lungu, che nella giornata di ieri si è congratulato con il leader del Partito unito per lo sviluppo nazionale (Upnd) per la sua elezione a settimo presidente dello Zambia e affermato il proprio impegno a una transizione ordinata e pacifica dei poteri.
“HH”, come viene chiamato Hichilema in Zambia, si era già candidato in precedenza cinque volte alle presidenziali ma senza successo, anche se l’ultima volta era arrivato al ballottaggio con Lungu, perdendo l’ultimo scontro. Questa volta, decisiva per la vittoria è stata la sua campagna sui social media che ha convinto soprattutto i più giovani in una popolazione dove l’età media è pari a circa 18 anni e più di metà degli elettori iscritti ai registri elettorali ha meno di 30 anni.
La vera sfida per Hichilema, tuttavia, comincia adesso con la necessità di rimettere in piedi un’economia in grave difficoltà. Lo Zambia è diventato infatti lo scorso novembre il primo Paese dell’Africa ad aver fatto default nell’era della pandemia di Covid-19 per non essere riuscito a rimborsare una rata del proprio debito estero. Default che era stato determinato dal crollo dei prezzi delle materie prime e che aveva spinto lo Zambia in recessione ben prima dell’inizio della pandemia stessa. Il Paese registra infatti ha un tasso di disoccupazione che si aggira intorno al 40% della forza lavoro attiva, mentre il tasso di inflazione è superiore al 20% su base annua. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) prevede inoltre che lo Zambia sarà quest’anno uno dei Paesi con il più basso tasso di crescita del prodotto interno lordo in tutto il continente, con una previsione di crescita dello 0,6% nel 2021 dopo aver registrato una contrazione del 3,5% lo scorso anno.
Secondo i dati più aggiornati, Hichilema potrebbe aver un certo margine di manovra ed evitare misure di austerità, grazie all’aumento dall’inizio di quest’anno dei prezzi del rame (tra le principali esportazioni del Paese), che si aggirano ai massimi del decennio.
La vittoria stessa di Hichilema è stata salutata positivamente dai mercati finanziari, dove le obbligazioni sovrano dello Zambia denominate in dollari sono salite al loro valore massimo da 17 anni dopo la notizia della sua proclamazione, mentre la valuta locale, il kwacha, si è rafforzata dell’1% rispetto al dollaro.
Il primo banco di prova per il neo-eletto presidente sarà perciò la ripresa dei colloqui con l’Fmi, che aveva sospeso il proprio sostegno allo Zambia fino allo svolgimento delle elezioni, e i negoziati per la ristrutturazione del debito estero.
(Michele Vollaro)