di Silvana Leone
Il 31 luglio in Zimbabwe si voterà per le elezioni presidenziali e ancora una volta, il Presidente in carica Robert Mugabe (da 33 anni al potere) è dato per favorito, nonostante sia accusato di essere un dittatore sanguinario e senza scrupoli.
Il suo avversario, Morgan Tsvangirai, nel 2008 era in testa al primo turno delle presidenziali, ma fu poi costretto a ritirarsi per le violenze contro i suoi sostenitori. L’approccio di Mugabe per screditare Tsvangirai è di puntare sulla matrice razziale, sostenendo che sarebbe un errore votare per una persona che è in favore dei bianchi e che pensa che non ci possa essere sviluppo senza di essi.
Le elezioni del 31 luglio si stanno trasformando sempre più in una battaglia tra i cittadini dello Zimbabwe, che hanno voglia di cambiamento, e l’esercito schierato in difesa dello status quo.
Coinvolgimento attivo dei militari
I militari sono stati coinvolti nella campagna elettorale in favore di Mugabe e del suo partito, lo Zimbabwe African National Union – Patriotic Front (ZANU–PF). Non bisogna dimenticare che sono proprio i militari ad aver contribuito alla sua ultima vittoria nel 2008.
La loro ingombrante presenza ha creato delle tensioni all’interno del partito, in particolare la vicepresidente Joice Mujuru ha manifestato il suo disagio rispetto al ruolo attivo che i comandanti dell’esercito stanno giocando negli affari dello ZANU–PF. I capi militari sono arrivati ormai a imporre i loro candidati nei collegi elettorali durante le recenti elezioni primarie.
Con l’avvicinarsi delle elezioni, alcuni alti comandanti dell’esercito stanno diventando sempre più espliciti nell’approccio in favore di Mugabe. Il capo di stato maggiore dell’esercito, Martin Chedondo, ha dichiarato che i soldati dovrebbero radunarsi intorno a Mugabe e scacciare i “pochi bianchi rimasti” (nel 2000 Mugabe ha avviato la riforma agraria e in pochi mesi 4.000 farmers bianchi, possessori del 70% delle terre coltivabili, furono espropriati violentemente delle loro fattorie. Da allora quattro quinti dei coltivatori bianchi hanno lasciato il paese). Chedondo ha accusato il Movement for Democratic Change – Tsvangirai (MDC–T) di essere un sostenitore dell’Occidente e ha dichiarato che il futuro dello Zimbabwe si trova saldamente nelle mani dell’esercito.
I comandanti militari hanno dichiarato che, anche se Tsvangirai dovesse vincere le elezioni, sarebbero pronti a bloccarlo e hanno promesso di mantenere Mugabe e il suo partito al potere, anche a costo di schierare i militari contro il popolo.
Gli osservatori elettorali
In questi giorni osservatori elettorali regionali e internazionali sono dispiegati in tutto il paese per monitorare le elezioni del prossimo 31 luglio. Sono almeno 440 gli osservatori della Southern African Development Community (SADC). Gli osservatori saranno distribuiti in tutti i 210 collegi elettorali del paese per garantire che vi sia un’adeguata copertura in tutta l’area.
Gli osservatori dei Paesi SADC interagiranno con la missione dell’Unione Africana (UA), guidata dall’ex presidente nigeriano, Olusegun Obasanjo. Le elezioni saranno osservate anche da organizzazioni locali della società civile e da missioni diplomatiche accreditate presso lo Zimbabwe.
La speranza è che gli abitanti dello Zimbabwe possano esprimere liberamente il proprio voto e non ci siano ingerenze tali da condizionale l’esito dei risultati elettorali, come palesemente è già accaduto nel 2008.