Dai media e dalle reazioni cinesi agli ultimi avvenimenti in Zimbabwe si comprendono due cose: che Mugabe secondo Pechino aveva ormai terminato il suo tempo e che i nuovi dirigenti, cioè i militari sono i nuovi − e ben arrivati − interlocutori economici di Pechino. Insomma i nuovi padroni del paese non cambieranno nulla nella collocazione geo-politica ed economica dello Zimbabwe, anzi.
“La Cina rispetta la decisione di dimettersi di Mugabe, che rimane un buon amico del popolo cinese”. Sono le parole pronunciate dal portavoce del ministero degli Esteri di Pechino che ha salutato l’uscita di scena dell’ormai ex presidente dello Zimbabwe.
Principale investitore nel paese africano, la Cina non sembra dolersi molto della fine politica del “compagno Bob”, come veniva definito, amichevolmente, Robert Mugabe da giornalisti e dirigenti di Pechino. Era evidente negli ultimi tempi che i cinesi, che sostenevano Mugabe fin dai tempi della lotta di liberazione, ormai lo consideravano imprevedibile, impresentabile e imbarazzante, insomma da sostituire.
Alcuni media in Cina ricordano come in passato Robert Mugabe avesse messo in imbarazzo l’allora leader cinese Deng Xiaoping criticandolo per aver abbandonato la rivoluzione culturale di Mao. Quei media filo governativi oggi, a dimostrazione che le critiche di Mugabe erano sbagliate, sottolineano come lo Zimbabwe sia diventato un grande slum affamato mentre la Cina sia diventata una potenza mondiale.
Ma quel che più è interessante osservando reazioni e media cinesi è il fatto che uscito di scena Mugabe, Pechino appare adesso pronta a collaborare con il futuro presidente Emmerson Mnangagwa, che ha studiato marxismo e ingegneria militare in Cina. Molti media si chiedono se la Cina non sia stata informata in anticipo dal generale Constantine Chiwenga, il capo dell’esercito, in visita a Pechino una settimana prima che Mugabe fosse posto agli arresti domiciliari dall’esercito.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)