In Zimbabwe è di nuovo emergenza alimentare. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello affinché vengano raccolti almeno 86 milioni di dollari per il Paese. Questi fondi verrebbero destinati all’acquisto di cibo. L’Onu stima che oltre 1,5 milioni di zimbabwiani (il 16% della popolazione) abbia bisogno di un urgente aiuto. Particolarmente a rischio sono le regioni meridionali, dove sono maggiori le conseguenze dei mancati raccolti, dovuti alle scarse piogge dell’ultima stagione. In questi distretti, il 23% delle terre coltivate, prevalentemente a mais, non produrranno alcun raccolto e la limitata capacità d’intervento delle istituzioni di Harare, che da tempo si trovano a corto di liquidità, non consente di porre rimedio in maniera efficace all’emergenza.
L’instabilità nell’approvvigionamento alimentare è legata alle errate politiche economiche varate negli ultimi anni dal Governo di Robert Mugabe. E, in particolare, al Fast Track Land Reform Programme, il massiccio e controverso programma di riforma agraria avviato nel 2000. Il provvedimento costrinse 2.900 i proprietari terrieri bianchi a lasciare le proprie tenute. L’obiettivo dichiarato era la redistribuzione delle terre ai piccoli coltivatori neri. L’esproprio, però, non sortì alcun effetto positivo. E questo perché, da un lato, il Governo non fornì aiuti sufficienti agli agricoltori locali, che non furono così in grado di mantenere l’elevata produzione precedente, e, dall’altro, perché gran parte delle terre non fu data ai coltivatori, ma venne sequestrata dai gerarchi di regime (che non l’hanno coltivata). Mugabe e la sua famiglia ottennero l’assegnazione di ben 39 aziende agricole.
Queste scelte (scellerate), aggravate da iperinflazione, aumento della disoccupazione e dagli effetti del cambiamento climatico, hanno portato l’economia al collasso. Nel 2008, l’inflazione ha toccato lo stratosferico livello del 231.000.000%. Nell’aprile 2009, nel tentativo di stabilizzare l’economia, il Governo ha deciso di non stampare più dollari zimbabwiani, sostituendoli con il dollaro americano e altre valute estere. Dal 15 giugno di quest’anno, poi, il dollaro zimbabwano ha smesso di avere corso legale ed è stato ufficialmente sostituito dal dollaro americano e dal rand sudafricano. Questa politica ha riportato un po’ di stabilità finanziaria, ma non ha risolto tutti i problemi.
Mancano infatti i servizi sociali di base e anche i comparti industriali non strettamente legati all’agricoltura ne hanno risentito pesantemente. Oltre a rimanere gravi le difficoltà nell’approvvigionamento del cibo. Come dimostra la nuova emergenza.