Zimbabwe, il fedelissimo esercito si rivolta contro Mugabe

di Enrico Casale
militari dello zimbabwe

Alla fine l’esercito è sceso in campo. Non lo aveva mai fatto. Per quasi quarant’anni aveva fedelmente servito il presidente Robert Mugabe. Aveva ubbidito ai suoi ordini, anche quelli più assurdi e sanguinosi.

Chi conosce un po’ la storia dello Zimbabwe sa che fu proprio la 5a Brigata dell’esercito, guidata dagli istruttori militari nordcoreani, a macchiarsi di una delle peggiori stragi della storia africana. «Gukurahundi» è il nome di quel pogrom in cui 20.000 civili perirono, quasi tutti massacrati in esecuzioni di massa e tutti componenti della minoranza etnica dei ndebele, colpevoli di supportare l’avversario politico di Mugabe, Joshua Nkomo.

Fu sempre l’esercito, insieme alla polizia, ad appoggiare le occupazioni delle tenute della minoranza bianca da parte dei veterani di guerra all’inizio degli anni Duemila. Quelle occupazioni che portarono a un crollo della produzione agricola dello Zimbabwe e a un progressivo impoverimento della nazione.

Dopo la cacciata del vicepresidente Emmerson Mnangagwa, le forze armate non potevano rimanere insensibili. Per favorire sua moglie Grace nella corsa alla successione, Mugabe aveva liquidato e costretto alla fuga proprio un uomo delle forze armate, l’ex ministro della Difesa. Emmerson Mnangagwa ha partecipato giovanissimo alla guerra di liberazione contro il potere coloniale britannico e da sempre è stato un portavoce del movimento dei veterani che ha influenzato a più riprese la politica dell’ex Rhodesia.

La prospettiva di essere governati da Grace Mugabe e di essere messi da parte ha fatto scattare la reazione degli uomini in divisa. I soldati hanno anche preso il controllo della televisione di Stato e avviato ronde nelle strade di Harare. L’esercito ha annunciato di avere preso in custodia il presidente Robert Mugabe e sua moglie ad Harare, la capitale del Paese. Da più parti si parla di un colpo di stato, ma lo stato maggiore ha negato, parlando genericamente di una «misura correttiva senza spargimento di sangue», di una iniziativa per fermare «i criminali» intorno a Mugabe.

Lunedì scorso il comandante Costantino Chiwenga aveva minacciato di intervenire per calmare le tensioni politiche delle ultime settimane. Lo Zanu-Pf, il partito di Mugabe, lo aveva accusato di avere un atteggiamento sovversivo nei confronti delle istituzioni. Ora però è proprio Chiwenga ad avere il controllo della situazione. L’esercito ha l’appoggio di parte della popolazione e dell’associazione dei reduci di guerra del Paese.

Il presidente Mugabe ha 94 anni ed è un personaggio molto controverso: negli anni Ottanta è stato primo ministro dello Zimbabwe, poi dal 1987 ne è diventato presidente instaurando un duro regime dittatoriale. Il portavoce ha ribadito che l’iniziativa militare non è un colpo di stato e che lo scopo è fermare: «I crimini che stanno causando sofferenze sociali ed economiche nel paese. […] Non appena avremo compiuto la nostra missione, ci aspettiamo che la situazione torni alla normalità».

La situazione è quindi ancora in movimento. I vecchi equilibri si sono frantumati e se ne stanno creando di nuovi. Quali, è difficile dirlo ora. Bisognerà aspettare qualche giorno per capire come agiranno i militari. Come reagirà la popolazione shona, l’etnia maggioritaria nel Paese. E quali posizioni prenderanno gli ndebele, minoranza mai doma.

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