In Zimbabwe si respira aria nuova. Il crollo del regime di Robert Mugabe, che in 37 anni di potere ha ridotto in ginocchio l’ex granaio dell’Africa australe, ha rilanciato a livello turistico una gemma incastonata nel cuore della regione meridionale del continente, tra gli altopiani orientali e le sabbie del Kalahari, tra i fiumi Limpopo e Zambesi (regno africano del rafting). Numerose le aree protette che brulicano di fauna selvatica. I parchi di Mana Pools, Hwange, Gonarezhou e Muritikwe non solo ospitano tutti i big five (leone, leopardo, rinoceronte, elefante e bufalo) ma anche ghepardi, licaoni, ippopotami e più di 500 specie di uccelli.
Per chi ama la cultura e la storia, il Paese vanta ben cinque siti protetti dall’Unesco, tra cui le rovine dell’affascinante città di Grande Zimbabwe e le colline di granito del Matobo. Al termine delle visite, ci si può rilassare sulle rive del Lago di Kariba o tra gli spruzzi delle maestose Cascate Vittoria. Il periodo migliore per il viaggio va da maggio a ottobre. Il consiglio? Affidarsi al tour operator African Path Safaris, fondato dall’italiano Gianni Bauce, grande esperto di fauna, che diciotto anni fa si è trasferito a vivere in Zimbabwe. «Operiamo con piccoli di gruppi di un massimo di cinque persone per garantire una maggiore intimità e il minimo impatto sulla natura». Viaggi su misura da 8 a 16 giorni, dal campo tendato al lodge di lusso. Accompagnati da una guida che coniuga competenza e passione.
(Marco Trovato)