Il leader del principale schieramento d’opposizione zimbabwano, Nelson Chamisa ieri ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale del paese contro i risultati elettorali che la scorsa settimana hanno sancito la vittoria del presidente uscente Emmerson Mnangagwa. La presentazione di questo atto ha fatto slittare la cerimonia d’investitura del neo presidente che era stata pianificata per domani.
L’avvocato di Chamisa, Thabani Mpofu, ha detto ai media che il leader del Movimento per il cambiamento democratico (Mdc) ha chiesto ai giudici del massimo organo giudiziario zimbabwano di annullare il voto del 30 luglio scorso. Per questo motivo, il giuramento del nuovo Capo di Stato è stato rimandato in quanto la legge prevede che prima debba avvenire la delibera della Corte sul ricorso. I giudici hanno 14 giorni di tempo per pronunciarsi.
In base alle prove su eventuali brogli o irregolarità che saranno presentate dall’Mdc, la Corte potrà decidere di respingere il ricorso, chiedere un riconteggio o annullare il risultato del voto e far ripetere le elezioni. Da parte sua il partito da sempre al potere Zanu-Pf, ha respinto l’azione legale e si è detto fiducioso del fatto che non ci sia alcun caso “perché le elezioni sono state vinte sul campo”.
Sin dall’inizio del conteggio dei voti l’Mdc ha denunciato brogli e parzialità della Commissione elettorale zimbabwana e dichiarato Chamisa vincitore. Dopo la pubblicazione dei risultati Chamisa ha definito “fraudolento, illegale e illegittimo” l’esito del voto e annunciato che avrebbe fatto ricorso a ogni mezzo legale per contestarlo.
La scorsa settimana ben sei persone sono state uccise durante la repressione violenta delle forze di polizia ed esercito ai danni dei supporter dell’Mdc, che erano scesi in strada nella capitale Harare per protestare dopo la proclamazione dei primi risultati elettorali e denunciare brogli.
Prima del voto c’era grande ottimismo in prospettiva di un vero cambiamento nel paese, in quanto si trattava del primo appuntamento elettorale dalla deposizione dell’ex-dittatore Robert Mugabe avvenuta lo scorso novembre dopo 37 anni di potere incontrastato. Il voto avrebbe dovuto migliorare l’immagine del paese in piena crisi economica agli occhi della comunità internazionale e legittimare il nuovo governo salito al potere con un golpe de facto, ma ha finito col ricordare la repressione e la violenza dell’epoca di Mugabe.
Dopo la proclamazione dei risultati definitivi, l’opposizione ha denunciato diversi casi di intimidazione nei confronti dei suoi supporters e alcuni membri dell’Mdc sono stati arrestati o ricercati dalla polizia con l’accusa di aver fomentato le proteste post elettorali. L’ex ministro delle finanze, Tendai Biti, giovedì è stato arrestato dalle autorità al confine con lo Zambia, che ha rifiutato la sua richiesta d’asilo. Ieri è stato liberato dai giudici su cauzione.
Mnangagwa è stato proclamato vincitore con il 50,8 % dei voti conquistando sei province su dieci, rispetto al 44,3 % di quelli conseguiti da Chamisa che, da parte sua, ha vinto in quattro province, fra cui la capitale Harare e la seconda città del paese, Bulawayo. L’esito del voto legislativo ha dato allo Zanu-Pf la maggioranza di due terzi in parlamento con 145 seggi contro i 63 dell’Mdc.