Urne aperte oggi in Zimbabwe per le elezioni generali, che si terranno tra le 7 di stamattina e le 19 e che vedranno 6,6 milioni di persone (questi i votanti registrati) decidere il futuro presidente. Il Paese soffre un’economia in crisi da due decenni, con inflazione a tre cifre e deprezzamento continuo della valuta locale e uno scetticismo sempre più diffuso verso il partito Zanu-PF, il vero “dinosauro” del Paese che ha espresso prima il quarantennale potere di Robert Mugabe e poi quello del suo vice, Emmerson Mnangagwa, attuale presidente, ex-vice di Mugabe e in corsa per un secondo mandato presidenziale.
Mnangagwa sta cercando di essere rieletto dopo un primo mandato durante il quale l’inflazione galoppante, la carenza di valuta e la disoccupazione alle stelle hanno continuato a rendere la vita una miseria per gli zimbabwani, molti dei quali fanno affidamento sulle rimesse in dollari e sterline da parte dei parenti all’estero per sbarcare il lunario. In tal senso, questa tornata elettorale può rappresentare una svolta: sono in gioco le possibilità del Paese di risolvere la crisi del debito che gli impedisce di accedere ai prestiti della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, con i finanziatori stranieri che sostengono che un’elezione libera ed equa è una precondizione per qualsiasi dialogo significativo sulla questione.
Mnangagwa affronta altri 10 candidati, tra cui il suo principale sfidante, l’avvocato e pastore Nelson Chamisa della Citizens coalition for change (Ccc): è la seconda sfida tra i due, dopo quella del 2018 (elezione che l’opposizione ha definito “truccata”).
Il conteggio dei voti inizierà non appena i seggi elettorali chiuderanno e i risultati parlamentari dovrebbero arrivare nel corso di giovedì mattina. Il risultato presidenziale dovrebbe arrivare più tardi, anche se ben prima della scadenza di cinque giorni.
La valuta locale si è indebolita di circa l’85% dall’inizio dell’anno e l’inflazione ha raggiunto livelli a tre cifre, spingendo ulteriormente le persone verso la povertà in un paese in cui solo il 30% ha un lavoro formale. Lo Zimbabwe ha una lunga storia di presunti brogli e di sondaggi contestati, alcuni dei quali sono diventati violenti, ed è molto probabile che l’esito di queste elezioni venga messo in discussione. Chamisa ha già detto, più volte in diversi comizi, che il Ccc non accetterà una sconfitta come risultato e che il partito è pronto a presentare ricorso se non vincesse queste elezioni.