La scorsa settimana un emendamento ha reso illegale in Zimbabwe l’espulsione dagli istituti scolastici delle ragazze in stato di gravidanza. Secondo quanto riportato da Al Jazeera, il provvedimento sopraggiunge dopo che, con la chiusura delle scuole a causa della pandemia di Covid-19, sarebbero aumentati nel Paese i casi di abusi sessuali e gravidanze indesiderate. L’iniziativa è salutata sicuramente come un passo avanti verso l’uguaglianza di genere e la salvaguardia dei diritti umani e del diritto all’istruzione, anche se spesso finora sono stati i genitori stessi di queste ragazze, quando non esse stesse, a decidere di lasciare gli studi; la scuola, tuttavia, non incoraggiava le ragazze a rimanere sui banchi di scuola.
Secondo le statistiche del Ministero dell’istruzione dello Zimbabwe, nel 2018 si sono registrati 57.500 casi di abbandono scolastico, la maggioranza dei quali compiuti da ragazze a causa di matrimoni o gravidanze. Non solo gli abusi, ma anche la povertà e i matrimoni precoci impediscono infatti alle giovani di continuare gli studi: un problema che riguarda in ogni caso tutta l’Africa australe e il continente in generale, e su cui molte Ong e realtà della società civile si stanno battendo.