Jacob Zuma ce l’ha ancora fatta. Ha strappato ancora la fiducia del suo partito nel corso di una lunga sessione del Comitato esecutivo nazionale dell’Anc. Il voto informale ha confermato il sostegno del partito al leader sudafricano travolto dagli scandali. A sostenerlo è «Beeld», un quotidiano in lingua afrikaans, rilanciato dall’agenzia Reuters.
Per Zuma il 2016 è stato un annus horribilis. La Commissione nazionale anticorruzione ha chiesto che si aprisse un’inchiesta giudiziaria per indagare su attività poco chiare del suo Governo. L’attenzione era rivolta in particolare alle relazioni tra il Presidente e i Gupta, una famiglia di imprenditori di origine indiana che avrebbero esercitato indebite ingerenze sulla nomina dei ministri. Sia Zuma sia i Gupta hanno negato gli addebiti.
Se lo scandalo Gupta non fosse bastato, la Corte costituzionale ha accusato Zuma di aver violato la Costituzione rifiutando di rimborsare i soldi pubblici spesi per la casa privata di Zuma a Nkandla.
Gli effetti degli scandali si sono avvertiti nelle ultime elezioni amministrative. L’Anc, il partito di Mandela al governo dalla fine del regime dell’apartheid, pur rimanendo al di sopra del 50%, ha perso il controllo di città chiave come Johannesburg e Pretoria.
Da qui la crescente sfiducia nei confronti di Zuma da parte del suo partito. Secondo indiscrezioni, riportate dall’emittente Bbc, un’ottantina di membri del Comitato esecutivo nazionale avrebbero messo sotto accusa il Presidente e avrebbero chiesto una votazione segreta.
Ma Zuma, una stratega, che è stato soprannominato «The Teflon Don», ce l’ha ancora fatta.